Il nero che mi avvolge
in questo mondo vivo, estraneo;
preoccupazione, ansia, paura,
mi isolano in un mondo sconosciuto
e scuro, dove l’unico punto
di riferimento
è la mia lacrima ghiacciata
che brilla alle prime luci del mattino.
E io posso solo scrutare
nello sconfinato mare dell’anima
chinata sulle sponde
mentre il mio essere viaggia
nelle profondità
e il mio cuore si sbiadisce
nella sua gabbia.
La vita può scorrermi accanto mesi,
anni, ma io aspetterò
di vedere affiorare
la salvezza della luce
nel buio che mi circonda mentre
la mia voce giace inascoltata
e la vita scorre ignara.
SAVOIA BEATRICE
Scuola Media Paolo VI, Rho
Classe 2a
Commento:
«La poesia permette di esprimere efficacemente la propria interiorità, servendosi di un linguaggio di simboli e di immagini evocative, che arricchiscono le parole di significati. In questi versi, sono i colori a ricoprire un ruolo fondamentale per trasmettere il messaggio al lettore. Il buio e la luce si fronteggiano come testimoni di emozioni contrapposte, vissute però con la stessa tragica ed assoluta intensità, tipica dell’essere giovani. I toni del nero avvolgono la realtà, tingendola di timori e preoccupazioni, che solo la gelida lacrima riesce a sfogare e alleviare. Ma la chiarità dell’alba annuncia che il pianto è purificatore e che nessuna oscurità può essere definitiva; anticipa una salvezza luminosa che viene necessariamente a rendere giustizia delle fatiche e ad aprire nuovi orizzonti di felicità. Luci e ombre, d’altra parte, sono due aspetti che fanno inscindibilmente parte della bellezza della vita e dell’esperienza umana, con i quali si deve confrontare chi comincia il sorprendente viaggio della scoperta di sé. (Alice Serrao)».
Entro
avverto l’emozione crescere e il
corpo vibrare
non vedo nulla e ne sono sorpreso
sono fuori dal mondo
nel buio
non mi trovo in un buio oscuro
pericoloso
sono in un buio totale e rilassante
è un buio rinnovato
nuovo
non sono tenebre è un buio lucente
non è una gabbia
dove ci si racchiude con i propri
pensieri
è la libertà della fantasia
dove tutto ti puoi immaginare
cammino e tocco tutto il possibile
tocco tutto e immagino tutto
sento lo stupore che sale
arriva all’orlo
si apre una porta
finisce tutto
torno nel mondo
la Luce
ZURLO PAOLO
Scuola Media Paolo VI – Rho
Classe 2a
Commento:
«Questa poesia nasce al termine di una o più lezioni sul buio e su come affrontarlo per vincerne la paura. Nella sua inevitabile confusione il poeta affronta l’argomento, proponendocelo in modo positivo, dicendoci: “…non è una gabbia/ dove ci si racchiude con i propri pensieri…” anzi: “…è la libertà della fantasia…” ma poi tornano i sensi o per meglio dire il tatto che lo riporta alle cose concrete, a ritrovare la vita nella luce finale, come una liberazione. La bellezza di questa riflessione sta appunto nel suo finale: “…finisce tutto/ torno nel mondo…” dove si sente un grosso respiro che saluta la Luce, scritta con la elle maiuscola per sottolinearne la valenza. Aggiungo solo che la parola buio è il contrario della parola chiaro e che chiudere gli occhi non sempre dà più forza alla fantasia, ma, se ci si trovasse in un locale buio, allora sì che bisogna sentirsi preparati ad affrontare questa situazione per vincerne le paure. E questo è il messaggio che ribalta le ataviche concezioni negative del buio e il suo utilizzo come castigo come spesso, forse, ancora succede (Adriano Molteni)».
In quel buio,
in quella oscurità,
sentii quell’amara freschezza
accarezzarmi il viso dolcemente,
e senza volerlo,
la paura e il timore svanirono.
Il profumo di viole, di fiori
riuscì ad aprirmi un varco
pieno di armonia.
Il canto degli usignoli.
Mi fece sorridere
e dimenticare
il significato della paura.
Quella sensazione
aveva un nome:
si chiamava calma
BRUZZONE GIULIA
Scuola Media Paolo VI – Rho
Classe 2a
Commento:
«Nelle paure e nei timori, “In quel buio, in quell’oscurità”, che il vivere quotidiano riserva agli esseri umani, l’autore scopre “quell’amara freschezza” e un “sorriso” che aiutano a sopportare “il buio” della vita con le sue fatali contraddizioni. Al poeta, comunque, basta poco, basta un profumo di viole per aprire un nuovo orizzonte di serenità e scoprire i segreti della natura … Avviene che un cristallo, un fiore, un canto di un uccellino emergano dal mondo della cose e percepiti come oggetti di straordinaria bellezza: istanti fuggevoli contrassegnati, altresì, da un’intensità poetica e prossimi all’armonia dell’anima. (Hugo Salvatore Esposito)».
Se una lacrima diventasse sorriso?
Vedrei il sole illuminare il tuo viso.
Se una foglia diventasse foresta?
Ogni creatura vivente farebbe festa.
Se una parola diventasse poesia?
In ogni libro ci sarebbe più armonia.
Se una brezza diventasse uragano?
Dovremmo solo tenerci tutti per mano.
Se un granello di sabbia diventasse deserto?
Per attraversarlo ci vorrebbe un cammello esperto.
Se un mattone diventasse dimora?
Anche per il povero nascerebbe una nuova aurora.
Se il buio diventasse luce abbagliante?
Ogni cosa sarebbe più brillante.
Se la morte diventasse vita?
Vivremmo tutti in maniera più ardita.
Se la gioia diventasse dolore?
La serenità sparirebbe senza rumore.
Ma, mi chiese il bimbo incuriosito e audace,
E se la guerra diventasse pace?
Ci sarebbe più amore, piccolo mio,
E all’odio potremmo finalmente dire addio…
BERNARDINI CHRISTIAN
Istituto Comprensivo T. Grossi – Mazzo
Classe 3a
Commento:
«La parte per il tutto, gli opposti che si scambiano, dove anche un uragano non spaventa, ma diventa motivo di unione. Una lista di possibilità, di desideri, talvolta: da lacrima a sorriso, da parola a poesia, da buio a luce. Gli opposti si rincorrono tra i versi, ma il culmine del componimento non viene raggiunto parlando di morte e vita, ma di guerra che diventa pace (Sofia Verco)».
Serra i rivoli di vento interrotto
mentre il viale di un volere trascina la paura
come per un mezzo divenire,
sfondo di un lamento annodato.
S’avverte il crescendo dell’istinto muto,
poiché la felicità si cela di uno scuro fievole.
Si mostra il varco della luce viva e ferita,
ma si sperde l’io di un bel momento.
Mossa da un frangente mancato,
la morsa s’incaglia tra le ombre del buio
sugli squarci di un suono predatore,
gridando a un segno trafitto e abbandonato.
RUGGERI REBECCA
Liceo Clemente Rebora
Classe 2a
Commento:
«In un mondo soggiogato dal minimalismo e dalla falsa semplicità di fruizioni immediate, questa poesia brillante e complessa restituisce piena dignità alle multiformi ramificazioni della vita. I versi ben scritti, pervasi da echi kierkegaardiani, tracciano un quadro esatto del legame fra finitudine, scelta e rimorso. “La felicità si cela di uno scuro fievole”: prigioniera della contingenza, si concede nella brevità di un istante mostrando “la luce viva e ferita”, per poi disperdere “l’io di un bel momento”, ritraendosi nel suo manto di sfuggevolezza. La felicità va saputa cogliere, perché a fronte di un “frangente mancato”, fra un “lamento annodato” ed un “istinto muto”, è una morsa a segnare la distanza dall’agognata pienezza esistenziale. Il componimento denota padronanza linguistica, fantasia, e, soprattutto, un livello più che confortante di profondità di riflessione. (Mattia Pedota)».
Ringrazio per la bellezza
di queste cime bianche sospiranti,
del cielo e del vento
che quasi danzante
culla le foglie
nella notte dormiente;
E per questi fiori che sfoggiano
la bellezza
di questi campi immensi.
Ringrazio per questa pace,
ringrazio per queste terre,
un rifugio sicuro
per ogni sognatore passante.
Pirrera Andrea
Liceo Lucio Fontana
Classe 2a
Commento:
«Ho letto con grande partecipazione la tua “preghiera della natura”, dove vi è la conferma che la poesia è la base fondamentale della comprensione di tutte le altre arti. In questa poesia, poetica e sentimento si uniscono nella contemporaneità della natura e ne scaturisce una lettura che ci offre una pausa importante del nostro vivere, che ci riporta forme e colori “un rifugio sicuro per ogni sognator passante” (Piero Airaghi)».
Sei anni fa…
Ansia, fretta, confusione, tempesta…
Cos’è successo ?! E vivo, vero ?!
MM.. mi dispiace, ma tuo padre
è ……
Dolore,
silenzio,
buio,
freddo,
cercai di gridare,
ma non v’era voce
con sufficiente forza per uscire,
caddi a terra
sconfitta,
sprofondando nel vuoto.
Eri tutto.
E dopo dolori immensi,
interminabili silenzi.
E ora?!
Ed ora stai bene
ed ora sei morto
ed ora mi manchi
solo tu fra tanti
vorrei rivederti
per dirti
che non riuscirò a dimenticarti.
ISMAIL AYA
ITCS E. Mattei
Classe 2a
Commento:
«Il compito di una poesia scritta bene è riuscire a commuovere il lettore, ovvero deve essere capace di muovergli qualcosa dentro; in una parola: emozionarlo. Questa poesia ci riesce molto bene. Nonostante qualche incertezza formale, la potenza del sentimento arriva invariata al lettore e lo coinvolge. Il giovane poeta riesce, in questi versi, a dare voce a quel grido che non aveva “sufficiente forza per uscire”, raccontando la perdita di una persona cara e il desiderio nostalgico di riabbracciarla con toni struggenti di forza e gentilezza. Si avvertono chiaramente l’ansia dell’incertezza e l’impossibilità di accettare ciò che di terribile è successo. La poesia, allora, non solo dà voce a nodi emotivi difficili da sciogliere, ma diventa anche il luogo privilegiato che riconcilia la nostra sofferenza e aiuta a mantenere vivo quello che diversamente andrebbe perduto, confortandoci (Alice Serrao)».
C’era una bomba in mezzo al prato
Nessuno s’accorse, nessuno la vide
Solo un uomo dallo sguardo dorato
Gridò al lupo in un gesto gentile
E come una favola tutto d’incanto
Qualcosa si accese nel tetro castello
Non una stella, bensì un pianto
Un angelo morto per quel fardello
Le ali spezzate in un gesto d’onore
Un cavaliere che rinuncia al suo scudo
Le braccia chiuse in un ignoto ardore
E’ solo un umano in un panorama nudo
C’era una bomba in mezzo al prato
Qualcuno s’accorse, qualcuno la vide
Forse è il sangue ormai celato
Che mostra alla luna una foto che ride.
PROCOPIO DAVIDE
Liceo Clemente Rebora
Classe 2a
Commento:
«Chi è quell’angelo “morto per il suo fardello” con “le ali spezzate in un gesto d’onore”? Chi è colui che “rinuncia al suo scudo” e ha “le braccia chiuse in un ignoto ardore? L’autore declama la violenza che porta caos e terrore nei nostri luoghi quotidiani … La prospettiva è terrificante: quel “cavaliere di bomba” non viene da lontano, ma abita il nostro stesso spazio! La poesia richiama le stragi di tante persone innocenti; tuttavia, considerando la gravità del tema, il testo – attenuato da un buon ritmo concesso da alcune rime e dalla musicalità delle parole – è misurato ed espressivo. (Hugo Salvatore Esposito)».
Serra i rivoli di vento interrotto
mentre il viale di un volere trascina la paura
come per un mezzo divenire,
sfondo di un lamento annodato.
S’avverte il crescendo dell’istinto muto,
poiché la felicità si cela di uno scuro fievole.
Si mostra il varco della luce viva e ferita,
ma si sperde l’io di un bel momento.
Mossa da un frangente mancato,
la morsa s’incaglia tra le ombre del buio
sugli squarci di un suono predatore,
gridando a un segno trafitto e abbandonato.
RUGGERI REBECCA
Liceo Clemente Rebora
Classe 2a
Commento:
«In un mondo soggiogato dal minimalismo e dalla falsa semplicità di fruizioni immediate, questa poesia brillante e complessa restituisce piena dignità alle multiformi ramificazioni della vita. I versi ben scritti, pervasi da echi kierkegaardiani, tracciano un quadro esatto del legame fra finitudine, scelta e rimorso. “La felicità si cela di uno scuro fievole”: prigioniera della contingenza, si concede nella brevità di un istante mostrando “la luce viva e ferita”, per poi disperdere “l’io di un bel momento”, ritraendosi nel suo manto di sfuggevolezza. La felicità va saputa cogliere, perché a fronte di un “frangente mancato”, fra un “lamento annodato” ed un “istinto muto”, è una morsa a segnare la distanza dall’agognata pienezza esistenziale. Il componimento denota padronanza linguistica, fantasia, e, soprattutto, un livello più che confortante di profondità di riflessione. (Mattia Pedota)».
Ringrazio per la bellezza
di queste cime bianche sospiranti,
del cielo e del vento
che quasi danzante
culla le foglie
nella notte dormiente;
E per questi fiori che sfoggiano
la bellezza
di questi campi immensi.
Ringrazio per questa pace,
ringrazio per queste terre,
un rifugio sicuro
per ogni sognatore passante.
Pirrera Andrea
Liceo Lucio Fontana
Classe 2a
Commento:
«Ho letto con grande partecipazione la tua “preghiera della natura”, dove vi è la conferma che la poesia è la base fondamentale della comprensione di tutte le altre arti. In questa poesia, poetica e sentimento si uniscono nella contemporaneità della natura e ne scaturisce una lettura che ci offre una pausa importante del nostro vivere, che ci riporta forme e colori “un rifugio sicuro per ogni sognator passante” (Piero Airaghi)».
Sei anni fa…
Ansia, fretta, confusione, tempesta…
Cos’è successo ?! E vivo, vero ?!
MM.. mi dispiace, ma tuo padre
è ……
Dolore,
silenzio,
buio,
freddo,
cercai di gridare,
ma non v’era voce
con sufficiente forza per uscire,
caddi a terra
sconfitta,
sprofondando nel vuoto.
Eri tutto.
E dopo dolori immensi,
interminabili silenzi.
E ora?!
Ed ora stai bene
ed ora sei morto
ed ora mi manchi
solo tu fra tanti
vorrei rivederti
per dirti
che non riuscirò a dimenticarti.
ISMAIL AYA
ITCS E. Mattei
Classe 2a
Commento:
«Il compito di una poesia scritta bene è riuscire a commuovere il lettore, ovvero deve essere capace di muovergli qualcosa dentro; in una parola: emozionarlo. Questa poesia ci riesce molto bene. Nonostante qualche incertezza formale, la potenza del sentimento arriva invariata al lettore e lo coinvolge. Il giovane poeta riesce, in questi versi, a dare voce a quel grido che non aveva “sufficiente forza per uscire”, raccontando la perdita di una persona cara e il desiderio nostalgico di riabbracciarla con toni struggenti di forza e gentilezza. Si avvertono chiaramente l’ansia dell’incertezza e l’impossibilità di accettare ciò che di terribile è successo. La poesia, allora, non solo dà voce a nodi emotivi difficili da sciogliere, ma diventa anche il luogo privilegiato che riconcilia la nostra sofferenza e aiuta a mantenere vivo quello che diversamente andrebbe perduto, confortandoci (Alice Serrao)».
C’era una bomba in mezzo al prato
Nessuno s’accorse, nessuno la vide
Solo un uomo dallo sguardo dorato
Gridò al lupo in un gesto gentile
E come una favola tutto d’incanto
Qualcosa si accese nel tetro castello
Non una stella, bensì un pianto
Un angelo morto per quel fardello
Le ali spezzate in un gesto d’onore
Un cavaliere che rinuncia al suo scudo
Le braccia chiuse in un ignoto ardore
E’ solo un umano in un panorama nudo
C’era una bomba in mezzo al prato
Qualcuno s’accorse, qualcuno la vide
Forse è il sangue ormai celato
Che mostra alla luna una foto che ride.
PROCOPIO DAVIDE
Liceo Clemente Rebora
Classe 2a
Commento:
«Chi è quell’angelo “morto per il suo fardello” con “le ali spezzate in un gesto d’onore”? Chi è colui che “rinuncia al suo scudo” e ha “le braccia chiuse in un ignoto ardore? L’autore declama la violenza che porta caos e terrore nei nostri luoghi quotidiani … La prospettiva è terrificante: quel “cavaliere di bomba” non viene da lontano, ma abita il nostro stesso spazio! La poesia richiama le stragi di tante persone innocenti; tuttavia, considerando la gravità del tema, il testo – attenuato da un buon ritmo concesso da alcune rime e dalla musicalità delle parole – è misurato ed espressivo. (Hugo Salvatore Esposito)».