Chiedo pace
Per far sì che un giorno
Le guerre finiscano.
Chiedo pace
Per mettere fine Al terrorismo.
Chiedo pace
Per impedire la violenza
Sulle persone.
Chiedo pace
Per non continuare a rovinare
Il nostro mondo.
Chiedo pace
Per tutto ciò che circonda
Questo universo.
Un gesto di pace
E di fratellanza
Può cambiare il mondo.
Cambia anche tu!
SACCO DENISE A.
Istituto Comprensivo A. Frank
Classe 3a
Commento:
«L’autore per sei volte chiede pace: la pace fa terminare le guerre e il terrorismo. La pace impedisce la violenza sulle persone ed è di stimolo per non rovinare il nostro mondo; chiede la pace anche per tutto ciò che circonda il nostro universo. Io so – dice – che un gesto di pace e di fratellanza può cambiare il mondo e aggiunge: comincia tu a seminare pace e fratellanza intorno a te. Non aspettare che siano sempre gli altri ad agire mentre noi restiamo indifferenti alla finestra a guardare. Questa è una poesia semplice e buona, che lascia intravvedere un mondo qual era in origine nelle intenzioni del Creatore. Bravo: persegui questo disegno e ne verrà un gran bene, una gran luce e una gran pace per tutti noi (Valdo Nadir Pernumian)».
Fuori è freddo,
questo posto è freddo, ma io, forse,
sono la più fredda.
Così ghiacciata da bruciare.
Pensieri intrappolati in quattro
pareti spoglie
quasi troppo esili per reggersi in piedi.
Quella dolce e spensierata bimba
ormai, è scomparsa,
solo qualche anno fa
giocava tranquilla, senza problemi.
La verità è che so più di quanto
io debba sapere,
ho realizzato che la vita reale
non è una favola.
Sguardi sicuri di occhi impauriti.
Battito dopo battito sento il passare del tempo…
i giochi di bimba sono ancora in me,
ma anche pensieri da adulta si
formano nella mia mente;
ho gli occhi aperti sul mondo per
respirarne il profumo,
ma a volte devo chiudere il naso
per non sentirne l’odore.
Un senso di sicurezza e anche un
po’ di timore.
La notte è ormai passata e dalla
finestra
un pallido sole lontano inizia a
illuminare il mondo;
un’immagine di rinascita
come un cuore di fanciulla
ricolmo di speranza.
PERONAGLIO GINEVRA
Scuola media Silvio Pellico – Arese
Classe 3a
Commento:
«La poesia esprime con forza e spontaneità ma soprattutto con ricchezza di immagini le contraddizioni della crescita nella primavera della vita, l’adolescenza. E’ un momento in cui la bambina spensierata e tranquilla lascia i giochi e comincia a sentire il peso delle nuove responsabilità : i nuovi pensieri che attraversano la mente non fanno mai perdere il fuoco della speranza . Lo sguardo .aperto sul mondo, è diviso tra sicurezza e paura, tra il buio della notte e la pallida luce dell’alba che illumina il mondo. Il ritmo dei versi -talora ancora un po’ incerto – asseconda questo cammino ambiguo verso la vita reale che “non è una favola” (Ombretta Degli Incerti)».
Chi è avaro e tirchio apra il
cuore,
perché chi non ha
, ha bisogno d’amore,
diamo da mangiare a grandi e piccini,
perché il nostro futuro sono i bambini.
Lasciamo il mondo migliore,
di come ce l’ ha lasciato il Signore,
nessuno di noi vuole una guerra,
che sia lassù’ in cielo o sia sulla terra.
Diamo acqua e cibo a tutto il mondo,
stringiamoci forte in un girotondo,
sopra il consumo mettiamo una pietra,
uniamoci insieme, Nutrire il pianeta.
DONZELLI GIORGIO
Scuola Media L. Da Vinci – Arese
Classe 1a
Commento:
«La struttura quasi a filastrocca del componimento, con le sue rime e musicalità ricercata, accompagna velocemente il lettore alla chiusa: “Nutrire il pianeta”. Nutrire il pianeta! Questo è il titolo dello scritto, e il poeta dà delle indicazioni efficaci e importanti quanto semplici per portare a termine questo compito: si apra il cuore verso chi non ha, si dia cibo a chi ha fame, no alla guerra e stop al consumo senza criterio. Se invece che metterci in Mostra, facendo vedere cosa saremmo capaci di fare, lo facessimo, sarebbe veramente possibile un cambiamento. I ragazzi lo sanno e poiché il Mondo sarà la loro eredità, cerchiamo di renderlo un posto migliore (Sofia Verco)».
Troppe parole
Sono state dette.
Troppe volte
L’amore è stato cantato.
Troppe banalità
Sono state scritte.
Io non rovinerò co le parole
Ciò che si può dire
Con il silenzio
BISON MARCO
Istituto Comprensivo T. Grossi
Classe 3a
Commento:
«L’amore è sacro! L’amore è energia. Il sommo poeta, Dante Alighieri, concludeva la sua Comedia con “l’amor che move il sole e l’altre stelle”, sottolineando la grande potenza dell’amore. L’amore ha divorato, a ragione, fiumi di inchiostro e continua ancora imperterrito a utilizzarlo, anche con questa poesia che contesta, ma che ne parla. E’ vero che quando si ama si resta con la mano nella mano, ovattati in un’atmosfera che ci coinvolge, a godere di questa emozione, ma è pur vero che non è facile parlare e scrivere dell’amore. Le parole sono la prima poesia dell’uomo, l’insieme delle parole han raccontato l’amore. Penso che sia stato proprio l’emozione dell’amore a dar vita alla prima poesia detta o scritta dall’uomo. Per tornare al silenzio del nostro autore, mi sento di affermare che questo particolare silenzio è solo un mezzo che amplifica l’emozione provata. (Adriano Molteni)».
Cade accorta la lacrima della
natura,
scende
tra le pieghe dell’orrore,
si piega l’animo gemente
di giustizie mancate
succube della natura per natura,
Muore di morte gentile,
corre sui ferri indegni di ciò che è estraneo
e io, lo sguardo annegato nel dubbio dell’ignoto,
scorgo vie sole senza strade.
Le foglie da scena, rubate all’imperfetto,
con manto tinto da mani fugaci,
la accompagnano, sciolte da ogni
dilemma umano,
obbedendo al loro essere.
Vola sulle tegole che videro chiari
i segni,
posa candido su visi e stoffe
che così vollero le stagioni, decise
ma incerte,
tanto forti sui visi ingrati.
RUGGERI REBECCA
Liceo Classico C. Rebora
Classe 1a
Commento:
«L’amore è sacro! L’amore è energia. Il sommo poeta, Dante Alighieri, concludeva la sua Comedia con ‘Tamor che move il sole e l’altre stelle”, sottolineando la grande potenza dell’amore. L’amore ha divorato, a ragione, fiumi di inchiostro e continua ancora imperterrito a utilizzarlo, anche con questa poesia che contesta, ma che ne parla. E’ vero che quando si ama si resta con la mano nella mano, ovattati in un’atmosfera che ci coinvolge, a godere di questa emozione, ma è pur vero che non è facile parlare e scrivere dell’amore. Le parole sono la prima poesia dell’uomo, l’insieme delle parole han raccontato l’amore. Penso che sia stato proprio l’emozione dell’amore a dar vita alla prima poesia detta o scritta dall’ uomo. Per tornare al silenzio del nostro autore, mi sento di affermare che questo particolare silenzio è solo un mezzo che amplifica l’emozione provata. (Roberto Mosca)».
Non importa se vivi o morti, nelle
foibe ci cadon tutti,
legati i polsi, le mani e il cuore,
non vi è più amore.
Sognavamo i nostri bambini, con
la testolina sui cuscini.
Non vi è più luce, non vi è più paura,
ora l’aria è oscura come il buio in
una notte d’inverno,
il freddo penetra le ossa magre, esili,
come un neonato, un fiore appena
sbocciato.
Ora nemmeno i sogni si fanno
più vedere,
ci hanno rubato anche questi.
Siamo ricordi di persone che non
dimenticano,
uccisi, massacrati,
senza democrazia, senza pietà.
Siamo ricordi di persone che non
dimenticano,
dovete ricordarci o vi tormenteremo.
FERNI ANNA
Istituto E. Mattei
Classe 2a
Commento:
«Il grido di Papa Francesco contro ogni tipo di tragedia; “Vergogna.. .vergogna…” Facciamo che questo “urlo” risvegli gli animi umani e una nuova luce migliori il nostro futuro.Foibe, campi di concentramento, uccisioni collettive, ingiustizie, terribili tragedie dell’umanità. Finisca questo tormento così disumano; tutto è stato detto, tutto rimane da fare…che Libertà e Democrazia, aspirazione vitale di ogni popolo, fino ad ora colmi di sogni infranti e corpi senza vita, trovino il vero e continuo coraggio per annullare questi soprusi e paure (Piero Airaghi)».
Noi diciamo:
Pane e acqua è povertà È rimprovero.
E carità.
Loro dicono:
Pane e acqua è abbondanza
È felicità
E sollievo.
Noi urliamo:
Pane!? Ancora pane!? Basta! Non
ho più fame! Loro urlano:
Pane! Ancora pane!
Vi prego! Abbiamo fame!
Noi gridiamo:
L’acqua è insapore!
L’acqua è incolore! Loro gridano:
L’acqua è vita!
L’acqua è gradita! Noi scherziamo
Loro piangono.
Noi buttiamo
Loro muoiono.
Ricchi e poveri, chi siamo?
PROCOPIO DAVIDE
Liceo Classico C. Rebora
Classe 1a
Commento:
«Per me questa è una poesia stupenda, una vera sorpresa. E’ una poesia che fa meditare, sottolineando come il cibo primario per la sopravvivenza (pane e acqua, appunto) acquisti aspetti, reazioni e valutazioni a seconda delle enormi disuguaglianze che coinvolgono gli abitanti del nostro pianeta. Non necessitano spiegazioni per questi versi. Il linguaggio semplice e diretto valorizza il messaggio che il poeta lancia. Eccellente anche la chiusa: “ricchi e poveri, chi siamo?” Già, si torna tutti alla Terra Madre, però si potrebbe fare molto, prima, per ridurre queste disuguaglianze(Adriano Molteni)».
Ciò che il tempo non ha
cancellato
è un frammento,
è la scheggia di uno specchio
che riflette solo
una parte della memoria:
il ricordo.
SACCHELLI MARIKA
Liceo Statale E. Majorana
Classe 1a
Commento:
«La poesia ci svela che la memoria non è un catalogo fedele dei ricordi fissati in modo indelebile e archiviati una volta per tutte. Essa non è come quella del computer, fatta di schede di ricordi precisi e inalterati nel tempo. La memoria, al contrario, è una ricostruzione incessante della nostra mente, che rivede, tesse e trasforma il già vissuto alla luce del presente che, malgrado noi, cambia. Infatti, l’autore usa la metafora dello specchio che riflette il ricordo. (Hugo Salvatore Esposito)».
La luna
si specchia
nell’armoniosa bellezza
dell’azzurro
di un mare senza confini.
Sprofondo
nel dolce abisso dei miei pensieri,
che come mille granelli di sabbia,
colorati dal silenzio,
affollano la mia mente.
Con una carezza infinita
le onde
sussurrano
all’immensità del mare
sogni senza tempo
con magica delicatezza.
E io,
nella notte bagnata di luna
dolcemente mi abbandono
alla melodiosa sinfonia delle onde,
in un caldo abbraccio
di tranquillità.
NOVELLI SILVIA
Liceo Scientifico Falcone e Borsellino
Classe 3a
Commento:
«Immagine molto romantica il mare di notte. La Luna si specchia nell’immensità di questo dolce abisso, dove noi veniamo cullati dalla melodiosa sinfonia delle onde. Il Mare, la Notte, spesso questi due elementi sono associati al mistero e alla paura: la profondità della notte, come per gli abissi, nasconde cose meravigliose ma anche terribili. In questo componimento il poeta decide invece di mostrarne l’accoglienza, la tranquillità e l’immensità. È una profondità, non intensa come spazio in cui perdersi, ma come infinito di possibilità. Immagini molto belle che a tratti fanno confondere il mare con la mente stessa del poeta: i pensieri, granelli di sabbia colorati dal silenzio. Il sentimento di tranquillità pervade infine ogni cosa lasciandoci abbandonare alla dolcezza di un sogno sospeso nel tempo. (Sofia Verco)».
Dicono esista un dio
delle piccole cose che respira
nel battito d’ali
di una farfalla
e si abbevera nella lacrima
di una bambina,
ma io mi vergogno di avere
così poca fede in un sorriso.
GASPARI KEVIN
Liceo Classico C. Rebora
Classe 4a
Commento:
«La poesia rivela la consapevolezza che la nostra esistenza, a parte pochi eventi straordinari, debba confrontarsi con una realtà quotidiana piena d’insidie, conflitti e dissidi che non possono essere sempre affrontati e risolti con un sorriso. Quella “lacrima di una bambina”, che contrasta con la leggerezza e la fragilità della farfalla, evidenzia una certa amarezza per le cose che non vanno come noi vorremmo e per il tempo transitorio – “nel battito d’ali” – che batte … (Hugo Salvatore Esposito)».
Apro gli occhi:
c’è troppa luce,
caos e rumore popolano le nostre
vite,
acutizzano i nostri sensi,
azzerano i sentimenti.
Tra il grigio delle città,
persa fra milioni di volti
apatici e anonimi,
procedo senza più una meta.
Corro per le strade,
inseguita da nemici senza corpo
che vogliono portarmi via la libertà.
Voglio andare lontano,
scappare da questa prigione
che odora di inferno.
Mi fermerò,
quando sarò al sicuro,
e resterò impassibile
a guardare un mondo
che va a pezzi.
SIMONETTA CHIARA
Liceo Classico C. Rebora
Classe 4a
Commento:
«L’autrice di questa poesia si sente come traslata in un mondo diverso dal nostro. Qui c’è troppa luce, troppo caos e rumore: i nostri sensi soffrono, i nostri sentimenti svaniscono, si azzerano. Vedo volti apatici e anonimi – dice – e mi sembra di procedere a caso, senza una meta. Mi sembra di essere inseguita, da ombre che sono senza volto, senza corpo, che vogliono rubare la mia libertà. Voglio andare lontano da questo mondo, che mi imprigiona e che odora di inferno. Quando finalmente mi sentirò al sicuro, mi volterò impassibile di fronte alla catastrofe del mio mondo, che va a pezzi. Conclusione: fo invece sono sbalordito da tanto gelo, da tante impossibilità di vita, dove ogni cosa è vuota e senza valore. Vorrei concludere con il naufragio leopardiano nel suo infinito, ma non posso. Eppure questa poesia è un capolavoro, che nell’insieme suscita sensazioni, che rendono gradevole e gradita la vita.(Valdo Nadir Pernumian)».
Smetti di muovere le parole
spegni la giostra infernale del mondo
e fermati a pensare nel vuoto; quei
minuti che scorrono fuori e sei sulla
terra senza accorgertene
come essere morti nella vita e
vivi nella morte
per un istante. Ascolta il mondo!
anche il
mondo respira se ti fermi a sentire.
Io fossi
sincero sarei un attimo una manciata
scarsa di millesimi troppo brevi troppo
piccoli per mentire.
Questo attimo lo dedico a te
ma tu non lo vedi ché già è volato;
e se volessi regalarti il mio attimo come farei?
Non si lascia impacchettale.
Se lo afferrassi scivolerebbe tra le dita
se provassi a sognarlo me lo dimenticherei
se te lo raccontassi non capiresti
se lo scrivessi morirebbe su un foglio.
Un attimo fa ho pensato a te
forse t’ho amata forse era solo per gioco
tanto vale dire che non ci conosciamo;
per un attimo ci siamo voluti bene.
GROSSI MICHELE
Liceo Classico C. Rebora
Classe 4a
Commento:
«Questa è una di quelle poesie che – indipendentemente dal suo essere o meno premiata – dà senso ai concorsi per giovani compositori. Si comprende sin da subito che chi scrive ha dimestichezza -con il ritmo, capacità di trasferire in metrica le proprie profondità. Uno srotolare di versi sul valore del tempo, che sia espresso o meno, che incida o voli via ancor prima di essere. Nella prima parte del testo l’autore porge un monito, vero o immaginario, stimolando all’ascolto, alla pausa, alla riflessione. Poi passa alla dedica ad una donna amata, quasi rassegnatamente convinto che la fugacità degli attimi non trovi rimedio. La chiusa della poesia ritorna poi nel ventre delle cose, in quel volersi bene che forse dura (appunto) un attimo, eppure rimane misteriosamente per sempre.(Roberto Mosca)».