Non un’immagine
mi rimane del tuo volto;
né il suono dolce
delle tue parole di conforto;
non posso più accarezzare
le tue mani morbide;
o intrecciare sulle dita
le tue ciocche.
Solo di una cosa
nessuno può privare
la mia mente stanca
del tuo unico,
inconfondibile
profumo di mamma.
LAZZATI SVEVA
Media I.C. Europa Unita – Arese
Classe 3a
Commento:
«I profumi ci vanno vedere, udire, tastare e odorare, facendo di noi un corpo vibrante, collegandoci alla funzione vitale del respiro. E’ grazie al profumo che, pollandoci il ricordo delle persone amate, riviviamo tanti momenti vissuti con loro. L’autrice di questa poesia “Profumo di mamma” ritrova il risveglio dell’immaginario della mamma, ritrova la sua tenera carezza e la sua vicinanza in un abbraccio d’amore, il suo cuore non potrà mai dimenticare questo “profumo”, potenza evocatrice che coinvolgerà sempre la sua anima (Piero Airaghi)».
Se un uomo viene privato dei suoi diritti,
non è più un uomo.
Se viene fatto lavorare duramente giorno e notte,
non è più un uomo ma una macchina.
Se viene trattato come una bestia,
non è più un uomo,
ma un animale incapace di pensare.
Se un uomo viene ucciso
per divertimento e fatto soffrire,
non è più un uomo,
ma un giocattolo per bambini viziati.
Se viene escluso dalla società
e lasciato in disparte,
non è più un uomo,
ma qualcosa di inferiore.
Se viene reso diverso dal mondo
e con lui tutta la sua stirpe,
non si tratta più di un solo uomo,
ma di un assassinio di
una nazione intera senza motivo.
E perché se un uomo è Ebreo
non può più essere un uomo?
Allora non si neghi che questo è successo,
o se ne sarà complici.
Se ne parli, se ne discuta,
non si resti in silenzio.
Tutto questo è successo davvero, n
on è una bugia.
Le vittime ci sono state, n
on sono morte per finta.
Che non si approvi mai tutto questo.
E che non si dimentichi ciò che questo è stato.
STANCO GABRIELE
Media Ronchetti- Pogliano Milanese
Classe 3a
Commento:
«È inevitabile pensare a Levi, leggendo questo componimento. Ma non deve trarre in inganno l’accostamento, pur riconoscendone l’ispirazione. Chi scrive ha urgente coscienza del passato prossimo, ancora rischiosamente vicino al nostro quotidiano, permeato da odi inutili e stupidi. Nella fragilità del crescere, l’autore ha riconosciuto la certezza dell’orrore, dell’uomo che perde la propria identità nel cancellare quelle altrui. Un verso soprattutto colpisce, nella sua semplicità e franchezza giovanile. Quel: ‘E perché se un uomo è Ebreo non può più essere un uomo?’ consegna una denuncia ed un riconoscimento al contempo, ovvero che l’essere uomo è un valore innegabile e non “poter più esser uomo” è la più straziante delle condanne inferte ad un proprio simile. Che ‘non si dimentichi’ c l’augurio finale del giovane poeta, a cui non possiamo non associarci (Roberto Mosca)».
Tristezza è ricordare
tutte le lacrime versate
delle persone che hai ferito.
Quelle lacrime che avrebbero
potuto cambiare la tua vita,
quelle lacrime che ti lasciano
un segno nel cuore
Tristezza è aver dimenticato
di pensare prima di agire
e sapere di non poter più
tornare indietro
TESTA DAVIDE
Media I.C. Don Gnocchi
Classe 3a
Commento:
«Sono sette righe che, a ben guardare, mostrano saggezza e maturità da adulti. Ci troviamo di fronte a un poeta, o a una poetessa, che ha un modo delicato di narrare anche le cose più tristi. E’ un peccato dover commentare i tre periodi che compongono la poesia: sono troppo belli, per rovinarli con parole correnti. Mi sembrerebbe di rompere l’incanto della lettura, l’incanto che ingentilisce l’animo e lo eleva a pensieri più alti di una serenità piena di meraviglia. Il primo periodo dice; “Tristezza è ricordare tutte le lacrime delle persone che hai ferito”. Già qui è presente la coscienza morale del poeta che eleva il pensiero verso il bello, il sublime. Il secondo periodo parla delle lacrime che avrebbe potuto cambiare la tua vita: sono quelle lacrime che ti lasciano un segno nel cuore. Il terzo periodo è il più triste, ma il più bello, il più alto, quello che ti penetra nell’animo profondo con tanta malinconia. Recita: “Tristezza è aver dimenticato di pensare prima di agire e di sapere … di non poter più tornare indietro”. Chiusura sconsolata, ma piena di un lirismo alto. Sembra che l’anima si raccolga tutta in un pensiero che incanta. Poesia breve, ma che ti riempie di stupore. (Valdo Pernumian)».
Paura, fifa, fobia,
quella del buio
è la peggiore che ci sia.
Ma in fondo il buio che cos’è?
È solo luce che non c’è!
Non spaventarti se la notte è nera
gli altri colori erano già occupati
tra mari, stelle e prati,
l’unica tinta rimasta era.
Quindi non aver timore:
è solo un altro colore
ALBERTINI FRANCESCO
Media GEIS – ARESE
Classe 1a
Commento:
«Questa è una poesia, riveniente forse da un’antica filastrocca, rimasta confusamente nell’orecchio come cantilena e nella memoria come ricetta per esorcizzare l’atavica paura del buio. La ritmica è scandita dalle rime e alle volte si perde nello sforzo per ricercarle. Sembra a volte di leggervi la protezione della madre per il figlio e forse la sussurrava lei o la nonna, prima che si addormentasse. Non importa la fonte, ma la semplicità di come ci è arrivata, dalla penna di un ragazzino, che appare egli stesso affascinato da ciò che ha scritto. Parole semplici, positive, parole sdrammatizzanti (Adriano Molteni)».
Le mie mani volano come dita
su un immaginario pianoforte,
mentre penso alla mia vita
e a cosa ne farei
prima che questa notte sia finita
e che le stelle siano morte.
Guardo oltre le apparenze
nel buio denso di pensiero
dritta al cuore delle esistenze
celate dentro le chiare anime
prima che gli sforzi vanifichino le speranze
di rendere questo universo un po’ più vero.
Sfioro una foglia ingiallita dal tempo
profumata d’altre verità,
verità di pace, lo sento
nascoste nel nostro essere in profondità
prima che l’odio, come vento,
spazzasse via la nostra umanità.
Osservo con tristezza le vite perdute,
consumate da questa nostra realtà;
nella loro pienezza non son vissute
sono stanche ormai di lottare
prima che cedano alla malvagità
o quando ormai già son cadute.
Scrivo con pazienza un messaggio di pace
come inebriante profumo
per un’anima che ormai tace
chiusa in sé stessa:
prima che l’indifferenza sia in ognuno,
ogni uomo farà gridare la sua
vera voce.
PIOVESAN ALICE
Liceo Classico C. Rebora
Classe 2a
Commento:
«L’autore riflette sulla sua vita prima che le speranze vengano spente; indaga oltre le apparenze, cerca nel profondo ogni piccola traccia di realtà. Osserva con tristezza coloro che non hanno potuto vivere a pieno le proprie esistenze, sperando di poterli svegliare con un messaggio di pace. Crearsi un’identità, trovare la propria strada, non è cosa semplice. In una realtà che appiattisce ogni idea, che spegne coscienze e cervelli in favore di un’omologazione comoda quanto tragica, anche il più piccolo sprazzo di originalità viene taciuto e mortificato. Speranze, sogni, desideri: tutto si uniforma a quello che è la media. Il poeta però non si arrende a questa realtà e affida ad un messaggio di pace la possibilità di evitare l’indifferenza. Finché ci saranno persone che la penseranno in questo modo, la speranza non morirà mai (Sofia Verco)».
Un dolce vortice
di felicità
mi trasporta
verso le nuvole,
comincio
una danza infinita
tra il canto delle verdi foglie
e la fresca brezza del mattino.
Il mio cuore sorride,
nell’ azzurro
pieno di vita.
Ecco
una colomba dalle candide ali
volare verso di me,
portarmi
ad abbracciare l’ orizzonte.
E io,
pronta a conquistare il mondo
a bordo delle sue morbide ali.
NOVELLI SILVIA
L. Sc. Falcone Borsellino
Classe 1a
Commento:
«Il componimento poetico rivela un desiderio di gioia e felicità e, riducendo al minimo il peso delle parole, canta e sorride alla vita che è vissuta come un volo … Pronta a lottare per poter conquistare il suo pezzetto di cielo e con il suo animo sincero, l’autrice trasmette la capacità di avere il coraggio di affrontare la vita e ad abbracciare gli orizzonti lontani a dispetto di un modo più incline al pessimismo (Hugo Salvatore Esposito)».
Bueno, la verdad esque yo no
Puedo estar sin ti, mama
No puedo estar sin tu amor
Eres la persona que me ha
Siempre cuidado desde chiquita.
Bueno, se que te hago siempre
Enojar pero, al final se que me
He equivocado, y se que tu me
Gritas por mi bien.
Bueno marna recuedate que
Aunque si nosotras peleamos
Y no nos hablamos por varios dias
Siempre te querrè.
Te quiero mania, eres mi mejor Amoiga,
y lo seràs por siempre:
Te amo mama!
MEYVI SUAREZ
Liceo Sc. E. Majorana
Classe 1a
Beh, la verità è che non
riesco a stare senza di te mamma.
Non posso stare senza il tuo amore
sei la persona che si è presa cura
di me, fin da piccolina.
Beh, so che ti faccio sempre arrabbiare
però so che alla fine ho sbagliato
e so che tu mi sgridi per il mio bene.
Beh mamma ricordati che anche
se noi
litighiamo, e non ci parliamo per
un bel po’ di giorni,
ti vorrò sempre bene.
Ti voglio bene mamma, sei la mia
migliore amica e lo sarai per sempre:
ti amo mamma!
Commento:
«La giovane autrice esprime il suo amore profondo ed eterno per la propria madre in una composizione scritta in due lingue – quella del suo paese d’origine e quella della patria acquisita. Ciò che colpisce in questa poesia è la capacità della poetessa di utilizzare un tono colloquiale e il linguaggio quotidiano per esprimere un sentimento tanto “ normale” quanto profondo e riconoscente, un sentimento capace di resistere alle piccole-grandi insidie della routine di tutti i giorni per concludersi con un grido di amore autentico, capace di superare tutte le difficoltà e le possibili incomprensioni (Ombretta degli Incerti)».
Permetti
che io ti sogni accanto a me,
adagiati su un letto di fiori,
abbracciati l’un l’altro
cantando dolci parole.
Mentre ti guardo rimango estasiato
, sento il profumo tuo delicato
che mi pervade come essenza
divina.
Riesco a sentire il tuo battito
e il mio accelera a più non posso, c
on una mano ti sfioro il volto
e bacio il tuo viso infuocato.
Da me riceverai ogni dono,
assaggerai il nettare reale,
il più dolce che esista
e insieme danzeremo
tra le fitte e soffici nubi,
di questo paradiso terrestre
e ci lasceremo travolgere
dalle più sfrenate passioni
insieme al canto degli uccelli
e al richiamo della foresta incantata.
E poi niente più.
Tutto si offusca.
E svanisce.
GROSSI MICHELE
Liceo Classico C. Rebora
Classe 2a
Commento:
«Poesia dolce, tenera, che dà via libera alla fantasia del nostro poeta. La molla è l’amore, questo eterno sentimento che emoziona e, come scrisse il Sommo Poeta: “…move il sol e l’altre stelle!” Che potenza ha questo amore! Leggendo questa poesia si avverte la sensibilità di chi l’ha scritta, la delicatezza e la purezza dei suoi sentimenti. “Permetti che io ti sogni accanto a me” e poi “il profumo tuo delicato.. .come essenza divina” “ e insieme danzeremo tra le fitte e soffici nubi” e “il canto degli uccelli” e “poi niente più.” Tutti versi che si inanellano piacevolmente in un volo pindarico. La magia delle prime pulsioni, delle illusioni, delle più piacevoli speranze viene trasmessa anche al lettore e non c’è presunzione nelle parole dell’innamorato, ma convinzione. Un canto, quindi, un sogno, un’illusione che dà piacere a tutti gli innamorati (Adriano Molteni)».
L’uomo che dipingeva la luna era
figlio del destino, dipingeva la
notte di una candela lontana che,
nel silenzio assoluto,
illuminava le veglie.
L’uomo che dipingeva la luna era
un semplice straniero, scalava la
sua piccola montagna con una
mano d’arte
e un cuore da poeta,
amante dei chiari pensieri.
L’uomo che dipingeva la luna era
padre della vita,
bramante di luce soffiata,
custode del mare e delle onde,
amico fidato nelle notti insonni.
GHEZZI MARIKA
L. Sc. Falcone Borsellino
Classe 5a
Commento:
«La luna, una morbida e diafana luce dal cielo che di notte illumina la terra, dove tutto viene avvolto in una dolce melodia e il nostro vivere, il nostro essere diventa più umano, più dolce. Bello avvicinarsi a quest’uomo che dipingeva la luna, nel silenzio delle notti, con il colore bianco, summa di tutti i colori “lumen de lumino” trasformando tutto il creato che ci circonda in cromie di luna come anima candida e come poesia dolcemente sussurrata. (Piero Airaghi)».
Stringo i miei pensieri
ceneri nelle mani
li lascio liberi nel vento.
Scintillano, ali di farfalle
che attraversano l’abisso
dell’anima mia.
Siedo sul ciglio del burrone
dando un morso alla mela
-oh umana superbia! –
timorosa di quel folle volo
specchio del mio essere
che temo e spero
più d’ogni altra umana cosa.
FABIANO NOEMI
Liceo Scientifico E. Majorana
Classe 5a
Commento:
Nell’età inquieta, in cui tutto sboccia, cambia, cresce e stimola a conoscere il mistero della vita e ogni influenza, positiva o negali va, lascia una traccia indelebile, la poesia diviene ricerca e inizio di un lungo e difficile percorso che attende l’autrice seduta “sul ciglio del burrone” … Sospesa sul filo della ragione, tra domande che non hanno risposle definitive e assolute, i pensieri si trasformano in “ceneri nelle mani”. Tuttavia, sotto quella cenere, arde un’anima sensibile che è alla ricerca dell’essenza della vita. (Hugo Salvatore Esposito)».
Lontane, ormai,
si vedono
le luci della costa,
piccoli punti da lontano,
grandi città da vicino.
Il sapore del vento e dell’acqua
salmastra
mi avvolge,
aumentando la distanza
tra me e ogni altra entità
su questo ponte.
L’abbaiare di un cane e i passi di
un bambino
sembrano esistere in un’altra
dimensione
mentre cerco di scorgere ancora
i contorni
di un’isola nella notte.
Non riesco.
Un brivido mi percorre la schiena,
non so
se per la paura o per il freddo.
Scende l’oscurità,
portandosi via le differenze,
smussando le cime dei monti.
E si confondono così
il nero del cielo,
e quello del mare.
MASPES ANNA SOFIA
Liceo Sc. E. Majorana
Classe 4a
Commento:
«Il poeta ci appare sul ponte di una nave che procede verso il largo. Tutto si allontana e perde definizione: le grandi città diventano punti luminosi e i rumori familiari si confondono come se provenissero da altre dimensioni. La nave avanza fino a far confondere nella notte cielo e mare, fino a far diventare tutto oscurità. Il mare è da sempre metafora della ricerca introspettiva. In mare si è soli con se stessi, nulla ci può aiutare se non le nostre forze. Questo può spaventare all’inizio, ma se lasciamo andare tutto ciò che ci affanna e impariamo ad ascoltare il silenzio dentro di noi, anche l’oscurità avrà contorni. Il poeta però non riesce ad abbandonarsi a quest’esperienza e risvegliato da un brivido, resta a osservare la notte. (Sofia Verco)».
Ci hanno mai chiesto quel che vogliamo?
Come ci sentiamo?
Cosa proviamo?
Siamo lì,
ci usano
poi ci abbandonano.
Esistiamo,
in quel minuscolo
preziosissimo momento
d’immensa felicità.
Siamo lì, ma nessuno vuol vederci;
lanciamo segnali
che arrivano a toccare
il cielo…
ma nessuno ormai
cammina più guardando
l’azzurro.
Solo i bimbi riescono a vederci,
a credere ancora in noi.
Ognuno scompare nella vita,
e cosi noi.
Siamo lì, impotenti,
nel momento in cui
tutto il mondo diventa scuro,
nel momento in cui
ogni cosa appare
nuova,
spaventosa,
insuperabile.
Vorremmo colorare questo triste mondo
ma non possiamo.
Tanti parlano di noi; convinti di convincere.
Tanti ci ricordano,
insieme ai giorni di quel passato,
come fossimo storia.
E invece siamo qui, nel presente;
davanti,
accanto,
dentro di te.
Siamo qui, pronti ad uscire,
per stravolgere la tua vita.
Lasciaci uscire,
lasciati aiutare, da noi.
Vogliamo solo
colorare il tuo cielo con l’azzurro del cristallo,
il tuo prato con il verde maturo e rigoglioso,
il tuo vento con la trasparente frescura,
il tuo mare con l’intenso e profondo blu,
con il rosso dell’amore il tuo cuore,
con il giallo felice i tuoi sorrisi.
Siamo i sogni e i desideri
racchiusi dentro di te.
Siamo lì, ( qui?)
siamo lì rinchiusi.
ROMANO ERICA
Liceo Sc. E. Majorana
Classe 5a
Commento:
«Leggendo questa poesia si ha l’impressione di rivivere un’epoca, rimasta al presente pur trasformandosi. È l’epoca di protesta che oltre da mezzo secolo offre voce al disagio giovanile, a quella difficoltà di trovar spazio che speranzosa si esprime nella ricerca di senso ed significato. Il componimento srotola inizialmente una serie di interrogativi, implicitamente risolti; poi figura ritmicamente un abbandono, una caduta di speranza. Dopo la denuncia della solitudine, vi è testualmente un infittirsi di desideri, che riportano lentamente verso la luce, dopo tanta rabbia e desolazione. La poesia contiene soprattutto il valore di un messaggio profondo. Partendo da quel: ‘Siamo qui, pronti ad uscire/per stravolgere la tua vita’ si può capire il desiderio di partecipazione e al contempo la tanta voglia di stupire. Cose che spesso noi cosiddetti ‘adulti’ scordiamo, lasciando chi è alle prime armi della vita alla propria lontananza (Roberto Mosca)».