Nel caos
Sogni, speranze e progetti
Attendono impazienti di essere coronati
Ma dov’è la mia Guida?
Dov’è il mio Virgilio?
Il dubbio divora…
Seguire sentieri già battuti
O crearne uno con nuove orme?
In questa notte d’ambra e sale
Cerco una stella amica Che orienti il mio Viaggio.
Fermarsi per attimi fugaci
Sull’amata terraferma
Per riprendere forza e vigore,
Poi ripartire subito verso nuovi incontri
E altri canti di sirene tentatrici.
Soste e tempeste…
Fino a quando?
Quando giungerò a Itaca?
Domani o fra cent’anni importa solo che un buon vento
mi sostenga.
GUENDALINI COSTANZA
S.M.S. MANZONI IV – Mazzo
Classe 3a
Commento:
«Io credo che oggi, in tempi così dinamici, tutti dobbiamo percorrere il nostro tempo quotidiano del vivere con serena rimeditazione, alla luce delle eterne idee che hanno e che vivono nella coscienza degli uomini. L’autore della poesia dal titolo “Il viaggio” si chiede che “un buon vento lo sostenga…” E “il buon vento” è alimentato solo dall’impegno nella luce delle eterne idee, da parole lontane e vicine nel tempo, ma sempre attuali, ieri come oggi quando il poeta sente la necessità di scriverle lasciando ai contemporanei un messaggio. (Piero Airaghi)».
E stavo sulla linea
sottile tra verità
e bugia senza
sapere cosa cercare.
E sentivo il dolce
trasporto del
vento senza
capire se lasciarmi
andare. E sapevo
che il mondo
sarebbe crollato
tra mille incertezze
senza potere
neanche intervenire.
E volevo gridare
per essere unica
a e libera ma non
me l’hanno
lasciato fare.
GARAVAGLIA EVA
Media Manzoni IV – Mazzo
Classe 3a
Commento:
«Qui sono descritti i grandi corni dei dilemmi: verità o bugia, vento che infuria e trasporta o non lasciarsi andare, il mondo che crolla o non intervenire. Tre grandi pensieri, che comprendono fini morali (verità-bugia), fini esistenziali (vento che trasporta ma non mi lascio andare), fini fisici (il mondo che crolla senza poter intervenire). A una prima lettura, queste dualità sembrano scherzose, lievi, invece… “Ma io volevo gridare – dice la poetessa – per essere diversa, libera… ma non me lo hanno lasciato fare”. Credo che almeno gridare si possa, senza essere distruttivi, anzi in questo caso per costruire qualcosa che ci appartiene e condisce le vicende della nostra esistenza. (Valdo Pernumiam)».
Sarà inutile fare
domande quando il
mare cercherà le sue
acque, perché il sole
porterà l’inverno e
la neve vedrà l’estate.
Sarà inutile chiedere
sorrisi perché un
bambino te li negherà.
Ti verrà negato l’amore
e nemmeno cercherai
l’odio perché già
esiste in te.
Sarà inutile cercare un
fiore non troverai
che rovi.
RUBINO JENNIFER
Media Manzoni IV – Mazzo
Classe 1a
Commento:
«Questa poesia riesce ad esprimere con forza ed efficacia la sensazione di vuoto ed inutilità che prova chi vede negato l’amore. Nulla serve a porre rimedio alla disperazione eppure la giovanissima autrice – nel suo tragico pessimismo che gli rivela l’inutilità di ogni sforzo- sembra voler fare domande, chiedere sorrisi negati da tutti, cercare serenità e forza nella natura. Ogni parola, ogni immagine della lirica comunica in modo davvero suggestivo la tristezza esistenziale della solitudine. (Ombretta degli Incerti)».
Io percorro una strada
infinita, una strada con
tante vie d’uscita, che
portano alla felicità e
al dolore, alla tristezza
e all’amore. Cammino
sulla strada delle immense
probabilità, cercando di
cogliere le migliori
opportunità. Una strada
che può essere pericolosa
o tortuosa, più spesso
gioiosa. Io cerco una
strada infinita, la strada
su cui cammino,
la mia vita.
Cosa Arianna
Istituto Comprensivo F. De Andrè
Classe 1a
Commento:
«E’ una poesia semplice, ma piena di significato, scritta da un ragazzo o ragazza di prima media che mostra una capacità di riflessione lucida e attenta. Mostra anche la consapevolezza che la vita è spesso accompagnata da molti pericoli, ma non perde il suo ottimismo, la fiducia in se stesso. Il tema è ben svolto e coinvolge. Alla fine della lettura non si può che assentire a ciò che sta scritto e augurare al poeta una strada piena di soddisfazioni, di bellezza e d’amore come deve essere la vita (Adriano Molteni)».
Ricordo il tuo sorriso,
le tue mani calde che fingevano
di essere come
i tentacoli di una piovra
per riscaldare me,
il tuo bambino.
Ricordo la tua voce buona
che diceva mille cose
del mondo lontano,
di paesi sconosciuti.
E ricordo,
bene, il tuo volto che soffriva,
il tuo sguardo triste,
le perle di rugiada
che bagnavano la mia mano,
le speranze e le illusioni
di una vita
che non voleva finire.
Come vedevo, allora,
il tuo infinito amore,
il tuo animo nobile,
i sentimenti puri,
l’onestà,
la libertà.
E come vorrei,
ora, dirti ‘grazie, papà!’
Grazie,
perché mi hai regalato la tua vita.
Grazie,
perché quando ero felice
tu ridevi con me.
Grazie,
perché quando avevo paura
mi prendevi per mano.
Grazie,
perché una mia lacrima
ti faceva star male.
Grazie,
perché le cose meravigliose
che ho imparato da te
mi guideranno per le strade
della vita.
VALENCIA GUILLERMO
Ipsia G. Puercher
Classe 2a
Commento:
«Poesia di sentimento e d’emozioni e non potrebbe essere altrimenti. La figura del padre prende vita dalla delicata nostalgia dei ricordi. Piccoli episodi, ben descritti, esaltano un rapporto padre-figlio denso di affetto e d’amicizia. Bellissima la terza strofa dove troviamo, narrato con ritmo e dolcezza, il travaglio di un uomo aggrappato alla vita. Verso che induce alla riflessione sulla fragilità umana, dove però l’uomo richiama tutto ciò che in lui è energia per prolungare l’esperienza terrena. Poi la poesia si acquieta nel risaltare i valori del messaggio paterno: l’onestà, la libertà, la nobiltà d’animo e l’infinito amore che resta al figlio e l’accompagna nella sua crescita. Infine c’è il sincero grazie del figlio al padre. Un figlio che fa della figura paterna sì un educatore, ma soprattutto una guida sicura per affrontare da solo gli inesplorati campi della vita. (Adriano Molteni)».
Abbiamo affrontato l’oceano
insieme
siamo andati e tornati da un
sogno
perché dimenticare?
perché lasciarsi tutto alle spalle?
Ora
molti mari sapranno di noi ,
ricorderanno di noi,
un noi ormai svanito,
spazzato,
dimenticato,
spazzato via dalla
risacca del mare
che lo ha riportato
al suo interno
dove silenziosi
giacciono
molti amori infranti.
Non voglio arrivare al fondo,
non voglio che il ricordo di noi
venga sommerso dall’oscurità
di questo buio mare
SCARPARO MARTINA ANDREA
E. Majorana
Classe 2a
Commento:
«Già il titolo, emblematicamente suadente, raccoglie l’espansione romantica del testo. L’autrice riesce ad essere semplice ed al contempo non banale, attraversando il ricordo di un sentimento forte, passionale, che va al di là dei sensi e restituisce la profondità dell’amore. Nella prima strofa si affaccia l’interrogativo impellente, l’urgenza del chiedere -e chiedersi- come mai tutto ciò che è stato sogno debba sciogliersi in un ricordo. Questa prima strofa potrebbe idealmente congiungersi all’ultima, dove chi scrive esprime il proprio amor vincit omnia, rifiutando l’oblio e la dissolvenza. E quest’atto di volontà finale che rende equilibrio, permettendoci nella rilettura di gustare e condividere il senso di desolazione espresso nella parte centrale, dove prende sfogo la disperata constatazione di un amore che appare finito, pur solo nel suo esprimersi. La stesura dei versi appare equilibrata, lineare, ricordando in qualche spruzzo romantico le struggenti rime della Dickinson. Ci fa credere, una volta ancora, che il genio della poesia inizia spesso da un contesto diaristico, che rivela però immediatamente la capacità di attenzione al mondo (Roberto Mosca)»
Guardo la mia famiglia,
seduto al tavolo
mentre tutti insieme
ceniamo,
ognuno racconta
della sua giornata
bella, brutta
ma quel che stato è stato
è stato.
E anche se siamo
tutti stanchi
un sorriso aleggia
sul nostro viso.
Quel che è passato
è andato,
quello che arriverà
ci troverà seduti
di nuovo
al nostro tavolo
felici di essere insieme.
BRAMBILLA EMANUELE
Ipsia G. Puecher
Classe 2a
Commento:
« Questa poesia è un quadretto familiare che, visti i tempi, non può non destare invidia. Vi aleggia sulle poche righe della poesia un lirismo soffuso, una pace serena, densa, piena di una vita che le nostre moderne famiglie sembra che non conoscano più. L’autore è seduto a tavola con i suoi familiari e gode di questa riunione di affetti, di cortesie, di intenti… di tutti quei valori che rendono più persone una sola cosa, una comunità familiare felice. E anche se son tutti stanchi dalle occupazioni giornaliere, il poeta scrive “un sorriso aleggia sul nostro viso”. I membri di questa famiglia sono veramente “felici di essere insieme”. (Valdo Pernumian)».
Sai che c’è?
Che ogni mattina al mio risveglio
penso solo a tè
che qualunque cosa faccia
inspiegabilmente,
mi ricorda un tuo aspetto,
eppure non sei perfetto !
Ma mi basta
un tuo saluto per sognare
Per immaginare
una favola da cui
non mi voglio svegliare,
da cui non potrei mai scappare.
Perché si sa…
Nei sogni vivi l’irrealtà
Ma sento che qualcosa
stavolta cambierà,
sento che il destino ci unirà.
VITALE GIOVANNA
B. Russel
Classe 1a
Commento:
«“Sai che c’è”, quasi il titolo di una canzone, di una canzone fatta, però, di versi e rime sull’amore. L’esperienza descritta nella poesia è quella di una ragazza innamorata. Ogni istante di vita della poetessa sfuma nel pensiero di lui: atteso, desiderato, sognato, “penso solo a te”. Il sentimento è così forte da trascendere qualsiasi giudizio “eppure non sei perfetto”, e crea l’immagine ossimorica di una favola prigione. L’Amore, sentimento così forte da essere ritenuto dagli antichi greci l’incarnazione stessa del Dio, conduce l’essere umano verso le più alte vette e verso simulacri di epiloghi talmente rosei da far vacillare anche l’uomo più austero; supporta come nuli’altro la speranza della giovane poetessa che sente che stavolta qualcosa cambierà, sente che il destino li unirà, dando a questa ricerca l’auspicio di un lieto fine. (Sofia Verco)».
Nella notte buia, senza stelle
sono spente le speranze.
La mano che un tempo ti accarezzava,
oggi bussa alla tua porta
e tu apri fiduciosa.
La rabbia irrompe in una lama
e adesso giaci, come un fiore reciso,
riversa nella stanza.
Nella notte buia, senza stelle
si sono spente le speranze.
Puoi morire lapidata, fustigata,
imprigionata,
per i tuoi “liberi costumi”,
la tua religione, la tua opinione
o per un gesto d’amore.
Nella notte buia, senza stelle
Si sono spente le speranze.
Schiava del sesso
passeggi ai bordi delle strade.
Sposa bambina
sei venduta ad un vecchio per
poche monete.
Illuminati cielo!
Indica, a tutte le donne
vittime innocenti di tali malvagità,
il cammino per combattere.
Mai nessuna notte è tanto buia
da non poter essere sconfitta.
ANTONINI ELISA
Liceo Scientifico E. Majorana
Classe 4a
Commento:
«Ci si trova davanti ad una fotografia, o meglio ad una serie di immagini che pervadono il componimento senza mai squilibrarlo. Situazioni come tante, o meglio troppe, che la poetessa ha voluto consegnarci, dando nel titolo stesso il senso speranzoso del suo messaggio: mai più. Sono immagini che noi tutti conosciamo, abbiamo visto e vediamo ogni giorno, e che spesso diamo per scontate. Il compito di ogni poesia, anche di questa poesia, è proprio quello di darci in maniera profonda e diversa la possibilità di sentire, di comprendere davvero. I versi sono respiri densi, carichi di metafore forti, come quella rabbia che: “irrompe in una lama” e ci restituisce il tragico destino di chi compare nei versi. Sarebbe però un errore non raccogliere un senso più vasto, che racconta di mille destini tragicamente uguali. Con naturalità, con lucida constatazione della tragedia comune a tante giovani donne. Lo speranzoso riscatto avviene poeticamente nell’uscita dalla notte buia senza stelle, in una chiusa che in realtà apre la poesia: ad un futuro possibile, differente, per chi sembra non averne alcuno (Roberto Mosca)».
A volte non c’è altro che buio
fra ogni filo di cui l’anima è intessuta.
I flebili riflessi di dubbio
si disperdono nella certezza del caos ;
di un mucchio di monetine
che hanno perso le facce.
Non la realtà, ma il Tutto
si estende nel bianco e nel nero di
due dimensioni,
due orizzonti confusi, mischiati,
distorti
dall’arroganza del Destino.
Ed è per uno scherzo che il cielo
si colora
del blu dell’acqua più insapore
o del rosso del vino più squisito.
E l’impalpabile che fa nel mare
riversare
il veleno del cuore della terra
o le lacrime di speranza di un
naufrago.
L’universo si può estendere nell’infinito
di un oceano che nel cuore trova
spazio
per poi ridursi compatto ad uno
spillo
che lo perfora prosciugandone
l’essenza.
“Svegliati, non aggrapparti al sogno”
una voce risuona nell’Ego,
ma cosa è più ingannevole
fra sogno e realtà?
Nutriti di stelle, assorbì desiderio,
scava un cassetto che il reale mai
potrà violare.
Vi saranno pillole di luce
quando l’oscurità si delineerà
fra una corda troppo tesa e
una lettera troppo vuota.
PEDOTA MATTIA
Liceo Scientifico E. Majorana
Classe 4a
Commento:
«La poesia esprime verità e segna con poche parole emozioni e particolari che troviamo nel nostro percorso quotidiano. E’ una musica, che ci aiuta a vivere e comprendere la parte più importante che è in noi: il sentimento. Il poeta inizia con “A volte non c’è altro che buio fra ogni filo di cui l’anima è intessuta…” Guai se negli esseri umani non si ponessero di tanto in tanto domande di questo tipo. Sono i gradini della scalata al nostro sapere, al nostro arricchimento per superare con armonia e saggezza le difficoltà della vita. Il poeta conclude con una stupenda riflessione “Nutriti di stelle, assorbì desiderio, scava un cassetto che il reale mai potrà violare…” (Pietro Airaghi)».
La mia coscienza si dissolve in
pezzi bagnati da lacrime color
sangue, e come cancro mi invade
un fuoco che avanza funereo.
Le ossa si riducono in tetra polvere,
trasportata da tempeste
invincibili in angoli atri c
he giammai avrei detto miei.
Piango il mio fato e la vita spenta,
e dolorosa per la tua presenza,
letale ma gioiosa.
E così la sofferenza di aver
vicina te si tramuta in vita
vuota di ogni felice speranza.
SANDRE MATTIA
Liceo Classico C. Rebora
Classe 4a (II)
Commento:
«La poesia impone una meditata attenzione per entrare nel cuore dell’autore perché, leggendo il testo, emerge un desiderio di esplorare gli angoli più segreti dell’animo umano preso nella morsa della sofferenza e nel dolore e una voglia d’indagare le subdole contraddizioni della vita, i contrastanti sentimenti e quel vuoto che può riservarci il destino. Dai versi traspare uno spirito attento e riflessivo che si pone angosciosi interrogativi e domande che non hanno ancora risposte. Tuttavia, anche se tutto induce al pessimismo, il poeta, nei suoi momenti di sosta, rivendica almeno l’attesa di una “felice speranza”. (Hugo Salvatore Esposito)».
Rimbalzando il cuore
tra queste pareti,
è tuono nelle vene
la tua assenza.
Della gola prigioniero
l’urlo degli occhi tuoi;
straripanti sul bianco soffitto.
Bianco
come là fuori;
ora, che le mie dita
della tua pelle il sapore
vanno rubando al tempo.
TORRI MICHELA
Liceo Artistico L. Fontana
Classe 4a
Commento:
«E se tutto svanisse? Se tutto ciò che ci riempiva ora si trasformasse in un nulla soffocante cosa accadrebbe? La pienezza del vivere asfissierebbe nell’eco dei ricordi ancora vivi tra queste pareti, scomparirebbe nel battito ormai mutato e sordo di chi ancora ama. Le lacrime seguono sentieri nel bianco soffitto e di quel noi rimane solo il profumo tra le dita… L’Amore dà senso ad ogni cosa, sia che esso liberi la sua potenza nell’unione di due solitudini, sia che travolga il singolo nella disperazione della fine di ciò che fu, suscitando quel turbinio di sentimenti così ben descritti dal poeta… (Sofia Verco)».