Vorrei poter viaggiare,
ma non su un aereo;
non su una supernave;
ma su una nave per pirati
in cerca d’avventura.
Vorrei poter scrivere,
ma non trattati di pace;
non nuove leggi;
ma libri d’avventura
che facciano sognare.
Vorrei poter volare,
ma non su una mongolfiera;
non su un deltaplano;
bensì vorrei volare
libera come un’aquila.
Vorrei poter amare
una persona speciale,
e quella persona sei tu. V
orrei, vorrei….
Forse resteranno solo sogni,
ma sognare è così bello
che preferisco illudermi
piuttosto che vivere
in un mondo grigio.
GARAVAGLIA EVA
S.M.S. MANZONI IV
Classe 2a
Commento:
«La poesia esprime in modo adeguato, semplice e chiaro il desiderio di sognare ma anche l’esigenza di avventura, di libertà, di amore e soprattutto di vivere in un mondo meno grigio e conformista. Questi sono sicuramente bisogni tipici degli adolescenti ma sono espressi con assoluta sincerità e con la consapevolezza che gli attuali desideri potrebbero rivelarsi illusioni che comunque valgono la pena di essere vissute. E questa consapevolezza unita alle immagini originali che rende il componimento ricco, personale e degno del primo premio. (Ombretta Degli Incerti)».
La luce illumina la piccola stanza
filtrando tra i rami di una palma
illumina la ragazza seduta al tavolino.
Ha una lettera in mano,
la rilegge con occhi stanchi,
una lacrima cade sulle parole
e si forma una stella d’inchiostro.
E’ la lettera di Natale
dei suoi genitori lontani.
PIOVESAN ALICE
SILVIO PELLICO ARESE
Classe 2a
Commento:
«Il lesto inizia con “la luce illumina”. E ti aspetti qualcosa di bello, di grande. Ma poi continua con “la piccola stanza”. Allora ti accorgi subito che il tripudio di luce appena pensato contrasta con qualcosa di oscuro, di misterioso. Qual è l’ambiente che accoglie la ragazza del titolo? La stanza è piccola perchè così la pensa la ragazza o lo è veramente? Di che cosa fa parte questa stanza?
E l’ arredamento si riduce al solo tavolino davanti al quale sta seduta la nostra ragazza? Leggendo e rileggendo le prime righe avverti un che di disagio, di poco chiaro. La ragazza rilegge una lettera e ha gli occhi stanchi. Quante volte l’ha riletta? Ecco le cade una lacrima, che forma una stella d’inchiostro sul foglio. Allora cerchi con più solerzia la spiegazione e immagini chi sa che cosa. Invece…le cose semplici a volte sono le più misteriose. “E’ la lettera di Natale”…dei suoi genitori lontani. Vien voglia di urlare: Natale festa della famiglia. Natale da godere con i propri familiari, Natale festa, doni e tante luci…invece: Natale e solitudine, Natale e pianto, Natale con gli occhi stanchi per la lettura e rilettura di una lettera triste. La poesia iniziata con “la luce illumina”, si chiude con un dolore muto, intimo, che non chiama la gioia, ma il pianto dal profondo. Poesia bella, come tutto ciò che parla di noi e dei nostri sentimenti con la semplicità più schietta (Nadir Pernumian)».
Era autunno, mi sembra
di ricordare, quando per
la prima volta io e te
ci siamo incontrate.
Le foglie cadevano formando
morbidi tappeti, pronte
a sussurrare al vento
magici segreti.
Era autunno, adesso
me lo ricordo,
quando i nostri occhi
si sono incontrati e
subito si sono innamorati,
come in un
silenzioso accordo.
Era autunno e proprio
in quel momento,
ho provato un
forte sentimento:
non era amore né allegria,
ma sincera simpatia.
Tre anni sono passati
da quel giorno,
ma io so che me lo
ricorderò in eterno.
Era autunno e
le nostre vite
Sapevano già che
saremmo diventate amiche.
ALICE DOUGLAS SCOTTI DA F.
S.M.S. MANZONI IV
Classe 3a
Commento:
«Le tinte calde dei tramonti, dei boschi, le prime brume, la sciarpa di lana, mano nella mano con chi vuoi bene. Le passeggiate sulla battigia, le luci nel mare di un tramonto infuocato, il cielo di notte luminoso che vibra intensamente. Tutto questo vissuto in due rimarrà uno stupendo ricordo da conservare gelosamente (Piero Airaghi)».
Le ore son sorelle
abbracciate tra le stelle,
passano tra la gente
e nessuno si accorge di niente.
Ci sono ore gioiose
se passate tra le rose,
altre invece son noiose
se riordini le cose.
Ci sono ore magre e strette
che fan correr le lancette.
Ci sono ore lunghe e grosse
Se sei a letto con la tosse.
Ma l’ora più bella che c’è
è quando la famiglia è con te.
FILIPPINI EDOARDO
S.M. GEIS – ARESE
Classe 1a
Commento:
«Che cos’è dunque il tempo? Se nessuno me lo chiede lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so più”; così Sant’Agostino definiva il tempo, dimensione nella quale si percepisce e si misura il trascorrere degli eventi. Il tempo può essere un’idea soggettiva in riferimento a ciò che ciascuno pensa presente, passato, futuro, o una misura ben definita con metri riconosciuti: secondi, minuti, ore. In questa poesia si possono distinguere tre differenti parti: l’introduzione, che consiste in un’osservazione sulla percezione del tempo, la parte centrale in cui si trova una riflessione oggettiva e la conclusione in cui si parla del tempo in modo soggettivo ed emotivo. In questa poesia l’autore gioca col tempo: lo dilata, lo comprime e lo accelera usando lo spazio che forma un’ora. Ore sorelle, gioiose, magre e strette, questi aggettivi dimostrano una consapevolezza di ciò che è il tempo soggettivo: le ore lunghe e grosse quando ei si ammala si riferiscono ad una percezione dilatata del tempo e viceversa le ore magre e strette quando ci si diverte indicano una percezione di velocità nello scorrere dei minuti. La scelta della filastrocca, con le sue immagini semplici e l’uso delle rime, conferisce immediatezza al messaggio, ma allo stesso tempo dimostra una particolare ricercatezza e capacità nel gestire questa figura metrica. La chiusa, differente dal resto del componimento, si distingue per la sua soggettività e dolcezza. Il punto di vista cambia e attraverso gli occhi di ragazzina dell’autrice, non prestiamo più attenzione allo scorrere del tempo, ma ci soffermiamo ad apprezzarne la piacevolezza, soprattutto se il tempo passato è quello dedicato ai propri cari (Sofia Verco)».
A volte siamo a metà
tra la realtà e qualcosa mai esistito,
eppure mi piace pensare che
ogni cosa lasci il segno
da qualche parte nello spazio.
Le nostre vite sono in bilico
tra verità e bugia,
Pochi riescono a stringere un sogno,
tanti non riescono a farlo diventare realtà.
Ogni sogno ne genera un altro
e ogni sognatore forma la storia,
creandone altri.
Ogni decisione presa è una manipolazione della nostra mente,
ma le mie scelte non saranno
omologate.
Sono il sognatore
nato per farti lasciare un segno,
una parte di te,
su questo disco che continua a girare
cantando le nostre speranze e il
nostro fato.
PRETATO CAROLINA
LICEO SCIENTIFICO FALCONE BORSELLINO
Classe 2a
Commento:
«L’autore, adagiandosi sulla parola poetica e riflettendo sul significato che esprimono le parole realtà e sogno, fantasia e ragione, si propone di conquistarsi uno spazio dove potersi affermare e lasciare il suo segno personale e indelebile. Tra “verità e bugia”, sceglie la verità, poiché egli, deciso e determinato e consapevole della sua scelta, non accetta di essere omologato, clonato e manipolato dagli altri… In una società, costruita sull’illusione e sull’apparenza, l’autore, dimostrando forte personalità e un carattere deciso e razionale, anche se, a tratti, sognatore (è pur vero che “il mondo è ancora pieno di sogni da sognare”), dimostra, con queste basi, di avere la capacità di affrontare i diversi cicli della sua esistenza… (Hugo Salvatore Esposito)».
Carte sporcate
da mille ricordi lontani
specchi di indicibili pensieri
figlio di sogni proibiti…
Inchiostro, a fiumi,
segna il nostro futuro
e rievoca il nostro passato
cantandolo dall’oscurità
delle mille pieghe
di un foglio sgualcito dal tempo,
di una foglia seccata dall’autunno
resa piccola dal tempo…
Noi, forti della nostra malìa,
sussurriamo timide rabbia infinita:
perché, perché noi sole siamo malate?
perché siamo destinate
alla più atroce delle condanne?
Siamo solo ombre
che per sempre s’inseguiranno,
siamo solo pensieri
di uomini egoisti,
siamo solo miserabili
perseguitati dall’eterna sete
dell’amor più puro…
Carte sporcate
di versi lontani, vicini, dispettosi
figli sperduti di poeti disperati
amanti segrete
dell’eterna solitudine
di chi è diverso…
Siamo noi,
poesie dimenticate,
amanti perdute,
che vi seppelliremo
nell’atroce urlo
della vostra cruda vanità.
FOGATO MATTEO
LICEO SCIENTIFICO E. MAJORANA
Classe 2a
Commento:
«La poesia maledetta è, a mio parere, la più affascinante. Scrivere dei patimenti che divorano l’anima, dello strazio di vivere ogni giorno una vita vuota, è impregnare il proprio scrivere ,e la carta, di sentimenti tali da risucchiare il lettore nel fondo del proprio essere. Ciò che è stato è e ritornerà condizionando il futuro, sia che esso si presenti come foglio sgualcito dal tempo, sia che esso si presenti come foglia frale. Questa poesia però non è urlata, vomitata sul lettore con la propria forza … essa viene sussurrata in un lamento timido ma carico di rabbia, dove le stesse poesie prendono vita e voce e denunciano la solitudine di essere frutto di vite spezzate e disperate, la tristezza di essere dimenticate, ormai ombre e pensieri effimeri. Il componimento si conclude con un monito e una promessa di vendetta: alla fine esse riusciranno a seppellire coloro che le hanno eclissate. (Sofia Verco)»
Mi perdo
nei tuoi occhi di cielo
in una giornata tersa
e una chiara serenità mi avvolge.
Sfioro con lo sguardo
la tua pelle candida
e sento tutta la fragilità del mio
essere.
Vedo nella sfumatura rosea
delle tue guance
l’inconsapevolezza al dolore
che io stessa vorrei ritrovare.
Desidero la compostezza
dei tuoi boccoli ordinati
e in quell’accenno di sorriso
trovo il mio rifugio.
SCARPANARO MARTINA
LICEO SCIENTIFICO E. MAJORANA
Classe 2a
Commento:
«In una giornata serena, l’autrice si perde nell’azzurro di quei due occhi che riflettono il cielo e si sente avvolta daH’atmosfera di serenità che la circonda. Di fronte alla pelle candida della sua bambola sente la fragilità del suo essere. Il rosa delle guance di quel viso le fa pensare che esso non ha ancora conosciuto il dolore. Anche lei vorrebbe ritrovare il rosa della sua vita, “l’inconsapevolezza del dolore”. Invece vedendo quel capo ordinato che accenna a un sorriso, finalmente ritrova il rifugio al suo affanno, la sicurezza di sè in un’età in cui tutte le sicurezze passate non esistono più e quelle future non esistono ancora. Bella poesia di un adolescente, che si guarda attorno, pensa e…si pensa, e finalmente trova il suo angolo che le da sicurezza (Nadir Pernumian)».
Milano sotto la pioggia:
come è bella
Milano sotto la pioggia,
triste come i tuoi occhi che la
guardano ..
Come è bella
in questa fredda mattina di aprile
anche se quasi pare di essere a
novembre.
Bella come te
come ogni tua parola, ogni tuo gesto,
bella
come questo tuo silenzio …
Come è bello
il tuo viso dolce
riflesso sul vetro bagnato …
Lo incorniciano lucide onde color
notte,
onde di un oceano
che mai potrò navigare …
Com’è bella
la tua espressione così malinconica,
opaco specchio dei tuoi pensieri
dei quali mai farò parte …
Forse è proprio lei
che rende oggi, così magica
Milano sotto la pioggia.
BONIFORTI SILVIA
LICEO M. DUDOVICH
Classe 1a
Commento:
«Poesia delicata, dolce, dove Milano si presenta con una veste non stereotipata, ma ammantata da una dolce malinconia, sottolineata da una pioggia primaverile anch’essa inconsueta e fredda, quasi invernale. Milano è bella, come lei, la ragazza tanto desiderata e così inaccessibile che il poeta descrive in modo mirabile, incorniciandola “con lucide onde color notte”. La città assorbe e si impregna di questo amore e lo restituisce al poeta con la sua veste notturna, silenziosa, che conquista. Milano è lo specchio dell’amore irraggiungibile, per questo diventa magica e, nella sua magia, conquista e, in un certo qual modo, consola l’innamorato. Mirabile è questo gioco delle parti e geniale, direi, la capacità del poeta che trova consolazione al suo mal d’amore in una città che di notte e sotto la pioggia, mostra la sua parte più suggestiva, la sua parte poetica (Adriano Molteni)».
La lotta contro la fame:
una condanna
a cui non ci si può sottrarre.
La conquista di un poco di pane,
un poco di cibo:
un gioco crudele imposto a vita.
Una collezione di corpi
scavati
scarni
asciugati dall’afa di un sole
che non annuncia un domani migliore,
seccati alla luce del giorno
come lacrime
che occhi arresi all’ingiustizia
piangono spenti.
Dimenticati dalla fortuna
sfilano inosservati
sulla passerella della nostra coscienza.
Scuri fantasmi di scheletri
passeggiano lenti
fiacchi
schiacciati dal peso di catene
imprigionanti le loro anime pie.
Una censura
a questa pagina di verità.
L’ignoranza è una comoda giustifica
per chi rifiuta la realtà.
In fondo tutto questo deve pur
avere un senso:
noi coltiviamo capricci,
loro speranze.
Noi piangiamo una guerra
ambiziosa di potere,
loro piangono figli
madri e padri strappati alla vita.
Il nostro silenzio in risposta
ad una muta filastrocca di preghiere.
Nulla ci smuove
nulla ci tocca.
Pubblico spettatore
del ventunesimo secolo
guardiamo impassibili
il cortometraggio del loro stento
alla sopravvivenza.
La colonna sonora di lamenti innocenti;
la fotografia traspare il terrore:
non vale un centesimo
dei nostri portafogli che sputano soldi?
Non vale un minuto del nostro
tempo sprecato?
Ci scivola addosso
come su ghiaccio,
noi che di ghiaccio abbiamo il cuore
ZANFI FRANCESCA
LICEO CLASSICO C. REBORA
Classe 5a (III)
Commento:
«Poesia di denuncia o amara descrizione della realtà del nostro tempo? Il poeta, con immagini forti (come:.. .lotta contro la fame una condanna… la conquista del cibo gioco crudele imposto a vita…) descrive la sofferenza di molti immigrati, ma non va dimenticata la gente priva dei mezzi di sostentamento, per maggiormente mettere in risalto l’atteggiamento egoistico di chi ha di più. Evidenzia la contraddizione tra chi nella scala dei bisogni si trova ai gradini più alti e chi ha il corpo rinsecchito da …un sole che non annuncia un domani migliore… Di questa realtà si preferisce non parlarne (il poeta la definisce censura) oppure non ci si vuole rendere conto con la scusa di non sapere (da qui l’ignoranza). La società attuale non ha nemmeno orecchi per ascoltare le tante preghiere od occhi per osservare lo struscio di tante mani che chiedono. Siamo diventati uomini dal cuore di ghiaccio incapaci di sentimento e sempre alla ricerca del soddisfacimento del nostro edonismo. Passiamo ad una breve analisi tecnica: buona in certi punti il ritmo che il giovane poeta dà al verso; in altri andrebbe molto più limata e sistemata. Comunque ciò potrà sempre essere perfezionato in futuro con lo studio della metrica, nella speranza che il nostro giovane poeta continui la sua strada di ricerca e di espressione. All’inizio mi sono posto la domanda: poesia di denuncia o amara descrizione del nostro tempo? Adesso rispondo che sì, può essere “anche” questo, ma“Censura” è una poesia di riflessione, che nella sua foga di estensione ci chiama a fare un esame di coscienza e a non rifuggire dall’essere uomini con la scusa di non sapere, perché non ce ne hanno parlato. Il poeta riesce in questo, cioè a colpirci dentro ed è un grande risultato. (Adriano Molteni)».
Vorrei camminare in un campo di grano
e veder spuntare un papavero rosso
per ogni soldato morto in battaglia.
Vorrei passeggiare in un prato verde
e veder fiorire nel blu un fiordaliso
per ogni donna abusata.
Vorrei correre in un bosco a primavera
e respirare il dolce profumo di un giglio
per ogni bambino violato.
Vorrei stendermi sul ciglio di un fiume
e ascoltare il gorgoglio dell’acqua
che svela parole mai dette da chi
per vergogna o indifferenza è troppo solo.
Vorrei allungare la mano nel cielo azzurro
e afferrare un brandello di nuvola per gustare,
come zucchero filato il sapore della serenità.
ANTONINI ELISA
LICEO SCIENTIFICO E. MAJORANA
Classe 3a
Commento:
«La poesia, ricca di immagini e figure, proponendo un breve percorso attraverso la natura coi suoi paesaggi, i profumi e i colori, permette al lettore di compiere un viaggio dentro la sua interiorità e assaporare momenti, durante i quali sostare, osservare e riflettere certamente sulla bellezza della natura, ma anche riflettere sulla malvagità degli uomini sempre più superbi nei confronti della natura e cattivi con i loro stessi simili: guerra, sopraffazioni e violenza sono le ragioni e le cause di un mondo ingiusto e indifferente. Il poeta, contrariato e impotente per tutto ciò che affiora alla sua mente, cercando un po’ di serenità, che nessuno è in grado di donargli, è costretto a rivolgersi oltre l’azzurro del cielo, ma, allungando la mano, ahimè, “afferra un brandello di nuvola” che, nel dilatarsi e nello scomporsi in tante piccole gocce, diventa effimera speranza… (Hugo Salvatore Esposito)».
Un’apparizione evanescente in un’effimera illusione
senti che è li vicino a te, ma non la vedi.
Vedi che è li vicino a te, ma non la senti,
mutevole, ingannevole, non riesci a vederla tutta insieme,
non conosci che frammenti,
la vedi là, di fianco a quell’albero spoglio.
La raggiungi, ma un soffio di vento l’ha già spinta altrove,
su un ramo lontano dell’albero.
Ti arrampichi,
arrivi giusto in tempo per vederla
svolazzare tra le foglie,
e sali, continuando ad inseguirla.
Scoprendo ogni volta in quelle
fugaci apparizioni
qualcosa che non avevi ancora notato.
Arrivi alla cima, alzi lo sguardo
e per un infinito attimo la vedi
luminosa sopra di te
prima che si tuffi nel cuore dell’albero
e sparisca.
Ora, lassù, dopo tanta fatica non
l’hai vista che un momento.
Senti il vento sulla faccia.
Senti la nebbia svanire velocemente.
Ti giri, e vedi che su ogni ramo
che lei aveva toccato
è apparsa una gemma, che ancora
bagnata di nebbia,
comincia a crescere
portando con sé la traccia di
quell’illusione evanescente.
VENUTTI ELENA
LICEO CLASSICO C. REBORA
Classe 4a (II)
Commento:
«Presa in un mulinello descrittivo, la giovane autrice sembra percorrere la metafora dell’esistere. Non inganni l’aggettivazione, che forse demarca il componimento in modo eccessivamente denotativo: in realtà i passaggi sono segnati ed il significato si svela senza misura, raggiungendo il lettore in modo compiuto. Illusione evanescente: per questo già compresa al suo mostrarsi, senza riuscire ad ingannare chi scrive. E ogni tanto bello perdersi – ci dice la giovane penna che ha composto questi versi – perché anche le illusioni, pur evanescenti, sanno colmare i nostri vuoti, regalando gemme ad ogni ramo di vita che riescono a toccare (Roberto Mosca)».
Il sole la copriva di un fulgido manto,
il vento sfiorava leggero
i petali irradiati dalla speranza del
suo volo.
Verdi gemme per occhi,
volte a colmare di fierezza
le grinze del tempo;
destri artigli
pronti a ghermire ogni istante,
saldi come l’ascesa delle notti
terse e brevi
a fregiare un cielo ogni giorno più
immenso.
Una sera,
per voler di nessuno,
un fulmine ne tarpò le ali
e incenerì ogni ricordo.
Tremò ogni solidità,
si spezzò ogni certezza,
nella voragine del caso
crollò il coraggio
di un domani che non aspetta.
Quella notte sembrò eterna,
ma milioni di stelle
lenirono la sete di albore
dell’iride smeraldea
col loro pianto.
Poi spuntò l’alba:
la strada era lunga,
ma il sole la copriva di un fulgido manto.
PEDOTA MATTIA
LICEO SCIENTIFICO E. MAJORANA
Classe 3a
Commento:
«La nostra vita che muta durante il suo percorso, lasciandoci emozioni così diverse che porteremo con noi, è un crescere di “ogni giorno più immenso” in una varietà di luci e vibrazioni così diverse, a volte gioiose a volte tristi.Ma ogni giorno il sole copre tutto di un fulgido manto e la vita continua… (Piero Airaghi)».