Improvvisamente la mia pelle
rabbrividisce…
il mio viso è scheggiato da
gelidi spilli…
lacrime brinate scendono
dalle mie guance…
ecco, il vento del Nord arriva
e congela anche i miei pensieri
…ho tanta nostalgia
di un tiepido sole….
BORGHETTI EDOARDO
MEDIA MANZONI IV RHO
Classe 2a
Commento:
«Questa è una poesia semplice, scritta con termini appropriati che coinvolgono il lettore , tanto da fargli provare le stesse sensazioni sentite dal poeta. A una prima lettura viene da chiedersi se sia solo un quadro impressionista fermato sulla carta da una penna attenta e sensibile o se ci sia dell’altro in questa poesia. E’ la chiusa , quell’ultimo verso: “…ho tanta nostalgia di un tiepido sole…” che coinvolge, fa pensare e suggerisce. Così, riflettendo su questi versi, non si può non afferrare lo stato d’animo di chi è stato annichilito, moralmente abbattuto da una cocente delusione.. .però non c’è abbandono e autocommiserazione, ma un ricorrere alla propria capacità interiore che ha bisogno di nuova luce e di un rinnovato calore. Questa è la grande capacità del poeta : l’affidarsi, per superare questo momento interiormente doloroso e quasi tragico, alla poesia, stemperando il suo stato d’animo nella nostalgia, intesa qui come un veicolo che riporterà inevitabilmente tempi migliori…in tutti i sensi.».
È notte
un gufo mi guarda,
la luna mi sorride,
le stelle mi parlano
e le nuvole creano disegni…
Domani il sole sorgerà
e nuovamente
con la mia mente,
salirò sulla vetta più alta,
toccherò con un dito il cielo
per vedere cosa c’è oltre l’azzurro…
PITACCOLO FABIO
MEDIA MANZONI IV RHO
Classe 1a
Commento:
«Questa poesia tocca una delle facoltà umane più importanti per il poeta che si appresta a scrivere dei versi. La fantasia è la scintilla che accende il desiderio di scrivere, la passione per la poesia, vista come sguardo diverso dall’ordinario che si rivolge alle cose. E’ così che un gufo pare guardarci, la luna sorriderci e le nuvole creare disegni. La fantasia permette, come ben afferma il nostro poeta, di salire verso le vette più alte, così come dovrebbero fare tutti gli artisti, cioè non essere mai soddisfatti di ciò che si è creato e cercare sempre di perfezionarsi con l’esercizio e con la voglia di guardare il mondo con occhio diverso, con sguardo profondo, con la mente sempre spalancata a nuove visioni.».
Ardeva,
il fuoco ardeva,
era una sera tempestosa
e il fuoco ardeva.
Un manto di fiamme dal cuore blu,
e dalle punte rosse,
si muoveva verso l’alto.
La legna, sfinita,
diventava brace.
Al mattino seguente
nient’ altro che
cenere e carbone,
tutto nero,
tutto incolore,
senza più scintille,
senza più fiamme,
senza più niente,
neanche un pizzico di luce, di
colore, di odore.
Non era rimasto
nient’ altro se non avanzi.
Solo avanzi…
…ma ad un tratto una favilla
riprese…
Ardeva,
il fuoco ardeva,
era una mattina ventosa
e il fuoco ardeva.
PAPASODARO LAURA
MEDIA BONECCHI RHO
Classe 1a
Commento:
«Il poeta, in questa composizione, rivela una sensibilità vigorosa del suo animo gentile. Nel rievocare sentimenti e passioni elabora i versi in maniera precisa e sicura, quasi a volere scaricare quella tensione che continuamente coinvolge e travolge la monotonia e la noia quotidiana. Molto precisa la metafora della fiamma che arde e brucia e le scintille caricate di una voglia di varcare i confini terreni per vivere o costruire un mondo privo di amarezze. La poesia, ricca di immagini e simboli ancestrali, riflette la speranza che una scintilla vagabonda possa portare una luce nuova».
Il fiume scorre,
silenzioso e imperturbabile,
trascinando con sé
l’anno trascorso,
ricco di
emozioni e avvenimenti importanti.
Come un velo
introduce
quello nuovo,
diverso e
pieno di sorprese,
non sempre liete e comprensibili.
Nonostante questo,
a poco a poco,
il fiume si riempirà
di ciottoli,
composti
da idee e progetti.
Quando verrà il momento,
come ogni anno,
scivoleranno via simili
a piccole gocce d’acqua
senza lasciare
alcuna traccia
fuorché
quella della nostra memoria,
sempre chiara e nitida.
Come ogni anno
lasceranno il posto
ad un altro fiume,
pronto per essere riempito.
COPPA VALERIA
MEDIA MANZONI IV MAZZO
Classe 2a
Commento:
«L’autore immagina un anno della nostra vita come un fiume, silenzioso, imperturbabile, ma anche ricco di emozioni e avvenimenti. Al termine dell’anno, ecco, come velato perché ancora sconosciuto, l’anno nuovo, con le sue sorprese non sempre liete. Nel fiume affiorano dei ciottoli: sono le idee e i progetti non ultimati o solo abbozzati. Perciò scivoleranno via, mentre altri li sostituiranno; però essi vivranno nella memoria chiara e nitida di chi li creati. E così di anno in anno per sempre. Questa poesia è limpida come la luce mattutina, e affascina per la sua bellezza e la sua semplicità, E inoltre ricca di simboli permanenti: lo scorrere del tempo, il rinnovo della vita, l’arricchimento della memoria. Un grande BRAVO a chi l’ha scritta».
Il domani potrebbe non essere
restare solo un sussurro
alla voglia di esistere.
Senz’animo
la polvere strugge
l’infondata speranza
del vivere.
Ma nei giorni scolpiti
dal fango
muore dell’uomo
la forza di essere.
SERRAO ALICE
LICEO CLASSICO C. REBORA
Classe IV ginnasio
Commento:
«Imporre ad altri una vita sprovvista dei valori umani, sommersa in una miseria morale, che offende ed umilia l’uomo é una delle peggiori crudeltà e malvagità. E’ una caduta “nel fango” che sommerge e annulla il tutto. La storia è colma di queste nefandezze, anche se questi patimenti e dolori molte volte hanno fatto nascere più forte e vero AMORE e LIBERTA’.».
Non conosco più il confine
tra aria
e cielo,
vedo solo
turchini giochi
di bambini
e rosei sorrisi
di chi respira a fondo
la libertà,
e sa gustare
la luce delle stelle quando fa buio,
e l’arcobaleno quando piove,
e se mi dici
che il mondo è grigio,
allora,
osserva i candidi fiori
sbocciati
dopo la tempesta,
e guarda in alto:
le nuvole saran scomparse.
CARELLA ALESSIA
Liceo Classico C. Rebora
Classe IV ginnasio
Commento:
«E’ una poesia delicata, particolarmente sentita che ispira il poeta e lo incalza, quasi a spronarlo a scrivere con ritmo continuo. E’ un canto all’ottimismo, alla gioia di vivere. Così per sottolineare maggiormente il suo messaggio, il poeta prende a simbolo i bambini per la loro capacità di sorridere e di meravigliarsi davanti alla manifestazione della natura. Il messaggio è chiaro: è l’invito ad alzare lo sguardo verso il cielo libero, la luce, l’infinito, a gioire della vita. Di contro i pessimisti, i “musoni” hanno sempre o quasi gli occhi abbassati ed esprimono negatività. Questa poesia ci dice che basta poco per scacciare i malumori, la scontentezza. Basta osservare ciò che ci circonda, godendo del lato positivo e migliore di ciò che accade “Guarda in alto : le nuvole saran scomparse” è un invito semplice, innocente, un poco ingenuo, ma proprio per questo più efficace e diretto.».
… Non avere paura del tuo Domani.
Pensa a vivere intensamente il tuo oggi
se non lo farai magari sarà troppo tardi…
… non avere paura d’essere te stesso:
un giorno ti pentirai di quello che
non hai potuto fare…
… non avere paura di piangere
davanti ai tuoi amici:
forse capiranno quanto tieni a loro…
non avere paura di rimproverare i
tuoi genitori: a volte sei più “grande”
tu di loro…
… non aspettare a prendere decisioni…
Anche se sbagliate, le persone a te
care ti saranno sempre vicine…
.., non avere paura di amare…
la nostra vita necessita d’amore!
… non avere paura di guardare negli
occhi le persone…
Molte di queste vivono con la luce
dei tuoi occhi…
… non avere paura di essere diverso…
è proprio per questa tua diversità che
sei speciale…
…NON AVERE PAURA..
perché finché avrai persone che ti
vogliono bene…
… l’unica paura che ti potrebbe assillare…
… disterà dalla tua vita.
L’unica Paura che vale la pena
… di temere…
… essere Soli…
SALERI TATIANA
LICEO ARTISTICO L. FONTANA
Classe 2a
Commento:
«La poesia, ricca di concetti e di riflessioni, rimarcati gli uni e gli altri dalle iniziali maiuscole delle parole simbolo e dai puntini di sospensione che indicano una pausa di riflessione, diventa messaggio positivo per i coetanei del poeta e momento di confronto con la società in generale. La composizione è meditativa, sofferta e, con quella sua originale trama, matura lentamente consentendo di trasmettere una cosciente, insistente e pacata espressione di sentimenti nobili che agitano l’animo.».
So che potrebbe sembrare strano
custodire i miei sogni
a portata di mano.
Non è uno scrigno segreto,
ma solo l’inizio
di un progetto concreto.
Il suo aspetto vissuto
mi da sicurezza
ogni rattoppo è segno d
i un’intensa esistenza:
una caduta, uno strappo, una dimenticanza.
Raccoglie fogli, righe, pennelli,
i colori vivaci dei giorni più belli e
morbide tecniche di trasparenza
per alleggerire la mia esistenza.
Lì dentro c’è tutto
entusiasmo e forza del mio presente
speranza e fiducia di un futuro splendente,
Sembra uguale a tutte le altre
eppure diversa per le mie stravaganze.
Porta con sé le firme di amici,
le loro carezze, i loro sorrisi.
La tengo con me,
la mia cartelletta,
silenziosa e paziente sta là
luce e armonia
di una creativa realtà.
GIUDICI ALICE
LICEO ARTISTICO L. FONTANA
Classe 2a
Commento:
«Questa poesia mi ha subito richiamato alla memoria un’altra poesia, ormai centenaria: “Odor di scuola” di Renzo Pezzani. Questo poeta visse la scuola come qualcosa di suo, di sacro, di misterioso. Così è di questa cartelletta, custode dei sogni tenuti a portata di mano. Non è uno scrigno segreto, ma l’inizio del progetto esistenziale del poeta. La cartelletta ha una vita intensa e perciò mostra i segni delle cadute, degli strappi; raccoglie fogli, righe, pennelli, i ricordi dei giorni più belli. In essa c’è l’anima del poeta, l’entusiasmo e la forza del suo presente e la speranza di un futuro splendente. In questa cartelletta vi sono inoltre le firme degli amici, le loro carezze, i loro sorrisi. Le ultime righe sono un capolavoro: “La tengo con me/ la mia cartelletta/silenziosa e paziente:/ sta là/ luce e armonia/ di una creativa realtà. E l’animo del lettore si riempie di un lirismo fatto di beatitudine».
Tolti del diritto di vivere
fantasmi in un limbo senza fine
prigionieri di se stessi
colpevoli di essere nati,
elenchi telefonici
la sola identità
su osteoporosi croniche.
Molte
furono le conversioni gratuite
di crani rasati,
viaggiavano nella nebbia
vagoni di pupille perse nel nulla
come ultimi bagliori
di candele
morenti.
Muto il Cielo
era stato
quando un unico grido
imprecò.
Unica sopravvivenza
era: “il non ricordo!”
così, scelsero
la vita.
CURCIO AGNESE
LICEO SCIENTIFICO E. MAJORANA
Classe 3a
Commento:
«La composizione, con parole precise, fresche e chiare di rugiada, crea fin dai primi versi una drammaticità epocale non ancora pienamente rimossa dalle sensibili coscienze. Delicata e carica di affetto ed energia rispecchia una vita, quella del giovane poeta, portata verso i valori di sincerità e di solidarietà che vuole, però, viaggiare nel ricordo, nella storia di quelli privati “del diritto di vivere”: veri fantasmi che si fanno continuamente sentire attraverso la voce di altre esistenze quotidiane anch’esse sfruttate, tradite, violate e dimenticate».
Guarda, c’è una barca
di carta, sulla pozzanghera ai lati
della strada.
Lo vedi?
C’è un uomo di carta alla prua,
che ride e saluta.
Ride e saluta.
il fondo della barca si inzuppa
e si sfalda
piano piano, grado per grado
mentre la barca sfugge via.
Guarda, guarda quell’uomo
Che ride e saluta, mentre la barca
impazzita
Corre via veloce, da sola senza
controllo,
Si sfascia, salta
Sull’orlo di metallo di un tombino.
L’hai vista, l’ultima mossa?
L’uomo sì è voltato,
piangendo.
SPAIRANI STEFANIA
LICEO SCIENTIFICO C. REBORA
Classe 2a
Commento:
«La vita come una barca. La vita come l’onda che s’avvicina e si allontana. Così nei versi di questa poesia che si rincorrono l’uno con l’altro, si riprendono in disperati tentativi di rimanere connessi, così come i battiti del cuore si richiamano l’uno con l’altro per trattenerci in vita… Fragilità ben espressa dalla frammentazione di tutto il componimento. C’è una forza segreta che lega questi versi, c’è la parola del poeta che ci richiama a ripensare alle nostre mosse, a tutto ciò che facciamo. Siamo di carta, siamo fatti per affondare.».
Un quadro di sangue
in una cornice di sogni
inorridisce l’osservatore.
I corpi
dette vittime innocenti
sporcano di rosso l’erba
mossa dal vento che viene dal nord
e la pioggia purificatrice
nulla potrà cancellare.
Sento il cuore d’Irlanda
urlare
di dolore materno
per un figlio ucciso da sangue fraterno,
per un Caino assassino d’Abele e per un Abele
che si vendica senza fine.
E sento un battito costante
che non è il mare scrosciante
contro le scogliere di Erin
ma è il mitra di un uomo
dimenticato dal mondo.
MORETTI DAVIDE
LICEO SCIENTIFICO E. MAJORANA
Classe 4a
Commento:
«Il dramma della guerra civile irlandese – forse oggi superata ma ben presente nella memoria di ognuno – viene ricreato con chiarezza e semplicità espressiva: lo scontro tra fratelli, simboleggiati da Caino e Abele senza più distinzione tra il buono e il cattivo, distrugge ogni sogno e riesce a trasformare in negativo anche qualsiasi bellezza naturale (la verde erba d’Irlanda, il vento, la pioggia); ciò che resta è non il rumore del mare ma il suono di un mitra di cui il mondo sembra voglia dimenticarsi, come per annullare l’orrore della guerra fratricida».
La storia stonata della mia vita:
un pianoforte infinito
fatto di gradini in salita
con i suoi ostacoli neri,
i tasti dolenti,
gli accordi amichevoli,
le sincopi
e le prolungate pause d’attesa.
Per quanto tu voglia seguire
la musica che hai in testa,
non puoi.
Sei schiacciato sotto tenori
piedi andanti.
Dietro o davanti ti vengono
imposti dei limiti,
ma se ascoltassi invece di
suonare e basta,
capiresti di essere
la variazione sulla base
mentre tutti ti guardano
e qualcuno dall’alto
dirige l’orchestra.
ZAPPA BARBARA VALENTINA
ITIS CANNIZZARO
Classe 5a
Commento:
«In questa poesia viene ben evidenziato il vivere umano, il vivere di ognuno di noi che è coordinato da tante cose e percorsi. Solo attraverso una partecipazione attiva di tutti, fatta di passione e amore, potremo raggiungere l’intesa di tutti gli elementi per un buon vivere, trovando l’accordo per suonare la melodia, pur di diversi suoni, ma con un’organica relazione espressiva fra di loro».