Un chicco di grandine
caduto in una notte d’estate
sulle sponde dell’anima.
Vibra.
Eppure e sempre,
questo grido
questo amore
questa vita.
Oltre il silenzio
oltre il tempo
oltre me stessa.
Sospensioni su un confine
già tracciato,
un po’ sbagliato
troppo antico
e ora rivissuto.
Per sempre
quest’io senza riflessi.
E un universo
– che è solo la mia gabbia –
non fermerà il volo di un’emozione.
SERRAO ALICE
MEDIA MANZONI RHO
Classe 3a
Commento:
«Sorprende, stupisce, affascina questo “volo prospettico” che la giovanissima autrice, sospesa la forma tra leggerezza e profondità, compie, coinvolgendo il lettore (si tratta di raggiungere il là pur essendo qui) partendo da una vibrazione che riflette il moto dell’anima, circola nel battito, nella sensibilità. Lucida è la consapevolezza della traiettoria che si svolge in una costante esistenziale (avere origine e trascorrere) – “eppure, sempre” – che per certi aspetti l’accomuna a quella percorsa da Emily Dickinson, dove tramite una tensione un universo si libera dalla gabbia per librarsi nell’indicibile di una emozione.».
Poesia senza parole
perché i giornali
ne dicono già abbastanza.
Poesia senza parole
in segno di lutto
perché la guerra non è più solo
nei film.
Poesia senza parole
perché in questo mondo
le parole non servono più a nulla.
DANIELE ONGARI
MEDIA BONECCHI RHO
Classe 3a
Commento:
«Il giovane poeta, immerso in un mondo in cui la comunicazione è tutto, riesce ad esprimere con chiarezza la totale impotenza delle parole di fronte alla morte e alla guerra, soprattutto quando morte e guerra non sono più solo immagini e spettacolo ma ferite vere che colpiscono profondamente la sensibilità. Ma proprio nel momento in cui le parole vengono dichiarate inutili, la semplice incisività di questa bella poesia riesce a colpire profondamente l’animo di ciascuno di noi.».
Sulle strade dell’Iraq
Bambini tristi
Bambini stanchi della guerra
Bambini senza sorriso
Bambini che giocano con i soldati
Bambini con le armi
Bambini nella polvere
Perché non possono essere felici
come me?
DE LORENZO MARCO
MEDIA BONECCHI RHO
Classe 3a
Commento:
«E’ quasi feroce la semplicità con cui ci viene descritta la condizione dei bambini in Iraq, durante la guerra che sta martoriando ancora una volta questo paese. Feroce perché ci inchioda di fronte a una realtà più che mai drammatica e attuale, vicina a noi, che ne siamo testimoni. Questa poesia vuole farsi voce della sofferenza dei bambini dell’Iraq, che sono però anche tutti i bambini costretti a subire il furto dell’infanzia, della spensieratezza, dei genitori, dell’innocenza. E’ un monito: i bambini di oggi saranno gli uomini e le donne di domani, e se oggi sono “bambini tristi… senza sorriso… con le armi…”, un domani saranno ancora così. A meno che lasciamo entrare dentro di noi la domanda, scomoda, ma impellente, che chiude la poesia: “perché non possono essere felici come me?”…».
Vento che urli
Vento che viaggi
In paesi lontani.
Ascolto la tua voce,
fatta di pianti e di risate,
passa leggero
e porta alla gente il mio pensiero.
COLOMBO MANUEL
MEDIA BONECCHI RHO
Classe 1a
Commento:
«L’autore si rivolge al vento, come forza della natura che trasporta le vicende umane, belle o brutte. Il vento urla e viaggia in paesi lontani. L’autore ne ascolta la voce, che prorompe dagli urli delle folate. E’ una voce ora gioiosa, ora triste, proprio perchè porta con sè le vicende della vita degli uomini, che sono ora fatte di pianto, ora di risate sonore. L’autore invita il vento a far cessare la sua furia. Soffia leggero, gli dice, soffia come uno zefiro dolce che annuncia la primavera. Così potrò caricarti di un fardello affettuoso, potrò caricarti del mio pensiero, perchè tu lo porti come dono alle genti vicine, alle genti lontane. Questa è davvero una bella composizione!».
Guardate, sono meravigliose vero?
Molti non ci fanno caso,
si rendono conto delle cose più belle e importanti,
solo quando vengono a mancare.
In questo limpido cielo,
le nuvole, batuffoli di cotone,
prendono vita.
Io in quel paradiso vedo:
un Mondo nuovo,
un Mondo senza guerra,
un Mondo senza fame.
In quelle candide nuvole non vedo orchi,
ma angeli dalle lunghe e forti ali.
Vedo uomini generosi, sinceri,
buoni, affettuosi e leali.
In questo lenzuolo delicato,
bianco e azzurro sopra di noi,
intravedo i sogni di ogni ragazzo,
un mondo roseo, senza macchie nere.
La perfezione di tutto ciò che ci circonda.
Vedo tanti bambini,
provenienti da tutte le parti del mondo,
giocano con una palla,
si divertono, sono liberi,
si vogliono bene.
Ma ognuno vede solo ciò che vuol vedere.
Forse, qualcuno,
osserva questo dipinto per bisogno d’amore,
o per bisogno di favole.
PINGITORE IRENE
LICEO ARTISTICO L. FONTANA
Classe 1a
Commento:
«” Tra le nuvole” è una poesia delicata, un volo, un desiderio, una constatazione che non è amara, ma realistica. C1 è un sussulto del poeta che vuole coinvolgere gli altri, farli tutti partecipi del suo entusiasmo per questo cielo che lui vede e che gli appare meraviglioso. E’ una grande scoperta, ma subito lo accompagna un moto di contenuta delusione o meglio di disillusione, perchè si rende conto che non tutti sanno cogliere e gioire di ciò che la Natura e la vita offre loro. Così il poeta decide di rimanere in questo suo cielo limpido e gli affida le sue speranze. Forse, seppure inconsciamente, crede anche che in quel cielo meraviglioso possa nascere un mondo diverso, senza tutti quei dolori procurati dall’egoismo degli uomini. In questa poesia c’è l’anima di chi vuole ardentemente che le cose cambino una volta per tutte. C’è una riflessione sulla perfezione della Natura e l’imperfezione dell’uomo che viene espressa con garbo, sottilmente, senza indugiare al pessimismo come parrebbe ad una lettura frettolosa. E’ d’altro canto un bagno di realismo…infatti c’è chi guarda il cielo per necessità di una ricerca metafisica e chi lo vede solo come un rifugio o uno scrigno per i suoi sogni. Pochi guardano il cielo per lasciarsi andare e meravigliarsi di questo grande dono di cui poter godere ogni giorno. C’è anche un grande messaggio di pace in questo componimento. C’è un invito a seguire il poeta in questa sua escursione, anche se lui sa che alla fine ” ognuno vede solo ciò che vuol vedere.” Parrebbe pessimismo, ma non lo è. E’ realismo, constatazione. E in questa convinzione il poeta ci da il suo messaggio che appare chiaro : lasciamoci meravigliare, ritorniamo ad agire da uomini leali. Sta a noi coglierlo. Certamente, agendo così, forse non raggiungeremmo, per dirlo con le parole del poeta, “la perfezione di tutto ciò che ci circonda”, ma rifiuteremmo il caos e il male e vivremmo felici proprio come i bambini che giocano e si vogliono bene..».
E’ preferibile
essere di sasso
che sentire il freddo umano
e il lento defluire
della vita
fatta clessidra
di deserti immensi
GIANCOTTI CINZIA LAURA
Liceo Scientifico Majorana
Classe 2a
Commento:
«Sfuggire al tempo che passa – il battito del cuore: la sua più naturale unità di misura… Sfuggire gli incontri fatti di pelle, di molecole in movimento… Sfuggire forse la realtà concreta che rende questi incontri sempre più lenti e difficili… Diventare qualcos’altro… qualcosa di eterno quasi divino… Riuscire a cogliere ciò che sta dietro a tutto, diventare di sasso, subire l’eternità… per comprendere la logica concatenazione di ogni singolo istante…Vivere».
C’è un’isola lontana
dove si vive di poche cose:
d’aria, d’acqua, di sole, d’amore.
Dove non si muore
dove non si soffre
dove non si urla
dove si sentono i sorrisi
dove si balla sempre
dove non si ha fame di nulla: si
ha tutto.
C’è un’isola lontana in pace
in mezzo alla tempesta.
Un punto lontano
sull’oceano tempestoso di spari.
Un desiderio.
Un veliero traballante sulle onde
che vuole raggiungere il suo porto.
GRASSI GIANLUCA
ITIS CANNIZZARO
Classe 2a
Commento:
«In questa poesia viene descritto un luogo molto nobile, un mondo dove tutti si amano, si aiutano, si vogliono bene: un luogo utopistico!! Mentre quest’isola esiste in ognuno di noi, non è da cercarsi lontano, ma è in ogni esistenza umana, che sappia vivere con naturalezza. Quest’isola è in chi non dissipa la vita, ma la vive e l’ama ogni giorno anche quando il tempo di viverla si è alquanto ridotto. Scolpiamo nella nostra mente queste poche parole scritte dal filosofo latino Seneca “La vita è lunga se è piena”».
La gente ti loda
si ispira a te,
sovrasti i cieli
come le aquile
e conduci l’umanità verso il monte.
Chi sei?
Chi sei tu per dirci come dobbiamo comportarci,
per dire qual è il bene e il male?
Magari sei proprio tu l’antagonista della favola,
come pretendi di essere creduto,
se non ti sei mai fatto vedere.
Dubbi
mi sorgono,
pensando a te.
Ma mi rallegra sapere
che forse tu ci sei,
e non sia il caso a manipolare
la triste esistenza,
di noi marionette.
Curcio Agnese
LICEO SCIENTIFICO MAJORANA
Classe 2a
Commento:
«Questo scritto evidenzia dubbi verso chi dirige, conduce o si mostra sicuro e certo del proprio agire. Il poeta chiede a queste persone di essere più aperte al dialogo con il prossimo. Per poter sempre maggiormente conoscerci, dobbiamo avere un minimo di dubbi che siano ragionevoli per cercare, nel confronto, di trarre conclusioni certe e serene. Attenzione di non portare sempre dentro di noi il tarlo del dubbio, potremmo perdere nella vita delle possibilità che invece otterremmo molte volte, soltanto dimostrando più coraggio e fiducia verso di noi e verso gli altri».
Esiste un luogo
in cui tutto tace,
un posto in cui i fili d’erba
mossi dal vento
non fanno rumore..
Esiste un luogo in cui i cattivi
non hanno voce,
un posto in cui ingiustizia e menzogna
sono solo silenzi…
Esiste un luogo
in cui grida di rabbia e frustrazione
sono solo sussurri,
un posto in cui il suono della voce
svanisce prima di essere emesso…
Esiste un luogo a metà
fra inferno e paradiso
in cui non si prova gioia ne dolore,
ma solo pace…
Questo luogo è chiamato “la Collina del Silenzio”…
e, forse, non è soltanto frutto della mia mente…
FENILI CLAUDIA
LICEO ARTISTICO FONTANA ARESE
Classe 5a
Commento:
«E’ una poesia che è piaciuta a molti in commissione, perchè è proprio un bel canto. Esiste un luogo, dice l’autore, in cui tutto denota pace e tranquillità. Persino i fili d’erba non fanno rumore al soffiar del vento e perpetuano il silenzio profondo e infinito. In quel luogo la gente cattiva non ha voce, e ingiustizia e menzogna sono condannate al silenzio. Rabbia e frustrazione non rompono l’incanto: sono lievi sussurri e il suono di una voce svanisce prima di essere emesso. E’ però un pò strano quel luogo: un pò paradiso, un pò inferno, perchè non vi è nè gioia, nè dolore, ma solo pace. Questo strano luogo è chiamato “La collina del silenzio”. Forse, dice l’autore, non è solo frutto della mia mente; forse, da qualche parte, deve pur esistere. Il mondo non può essere tutto cattiveria e fracasso. Certo è un luogo di pace profonda, di riposo rigenerante, dove è facile dire “buon giorno” a chi passa, anche se è un saluto inutile, perchè il giorno sarà senz’altro buono e senza tribolazioni».
Inseguimmo
La luna
in macchina
con occhi
da pazzi
e sghignazzi
nella notte.
Le stelle
sopra di noi
cadevano
a manciate
e i desideri
sbuffati
come il fumo
dalla bocca.
Poca
voglia di
pensare
tanto meno
morire.
Ci basta
il rumore
delle foglie
secche
che sbattono.
BATTIMIELLO MARCO
LICEO E. MAJORANA
Classe 5a
Commento:
«Chi può considerarsi pazzo? Probabilmente chi esce dagli schemi della vita frenetica per cogliere 1’esistenza da una diversa prospettiva. Pazzo, sì. Folle, certo. Ma forse con la vista più acuta, capace di memorizzare le cose insieme ai rispettivi odori e sapori, capace quindi di vivere il giorno e la notte pienamente, con curiosità e gioia finalmente conquistata. Così, ci si può stupire delle cose normali, delle “foglie che sbattono”: simbolo della vita stessa – e dell’amore, inteso come caldo incontro con l’altro, con tutto ciò che ci circonda. Niente pensieri ! Meglio lasciare spazio allo stupore provocato da quello che i cinque sensi ci comunicano. Così, la voglia di morire lascerà il posto al desiderio di vita. Tutto ciò si ritrova anche nello stile di questa poesia: fresco e denso di colori. Le parole cadono sì sul foglio… ma tutt’attorno c’è il bianco – summa di tutti i colori – territorio che il lettore può riempire lasciandosi trasportare dalle molteplici sfumature della poesia».
Non restare a guardare.
Non restare immobile.
Non restare passivo.
Non cercare di scappare.
Il mondo sei tu.
Tutto ciò che ti circonda sei tu.
Non lasciare che altri decidano per te.
Troppe sono le persone che ormai sono andate via, perse per sempre.
Fuggite dalla realtà.
Il futuro, sarà
di chi non lo ha temuto,
di chi non lo ha evitato,
di chi,
come noi,
cerca soluzioni
a problemi,
trova problemi alle soluzioni.
Non fuggire.
Non nasconderti.
Il futuro è nostro,
come lo è il presente,
come lo fu il passato.
E come sempre sarà.
DALL’AVA UMBERTO
LICEO ARTISTICO FONTANA ARESE
Classe 5a
Commento:
«La poesia sembra voler incalzare ogni lettore a non fuggire di fronte ai grandi problemi del nostro tempo, a non fermarsi davanti alla prima comoda soluzione ma a saper sempre con coraggio andare avanti. La netta condanna dell’ignavia e del disimpegno, la fiducia nonostante tutto nel futuro e nella possibilità di cambiarlo mettendosi in gioco personalmente, che emergono da ogni riga di questa composizione, ci fanno ben sperare nella capacità di impegnarsi positiva-mente delle giovani generazioni».
Nessun riflesso nei suoi occhi
d’ebano, che apparivano come luce,
immersi nell’oscurità del suo essere.
Soffice, poggiava su di un ramo
aguzzo
di uno scheletrico albero.
Nero, colmo di luce,
donava ombra
morbida come seta, che
fluttuava, nel tagliente
respiro del vento.
Non era
né notte né giorno,
e metà sole era in grado di donare
solamente ombra.
Così il sole tramontò all’alba.
Ma oscuro e calmo,
non se ne rese conto.
Il sole tramontò all’alba.
ALOIA LUCA
LICEO ARTISTICO FONTANA ARESE
Classe 4a
Commento:
«Ci sono poesie, come questa, in cui non è necessario cercare di cogliere il significato dei versi: il loro fascino sta proprio nell’indeterminatezza, nella parola come esplosione di immagini e di altre parole, come vertigine su emozioni e ricordi lontani, ma evocati inaspettatamente da un’espressione inquieta, che pare creare a ogni lettura nuove interpretazioni. La bellezza della poesia è questa sua capacità di far vibrare corde diverse nell’animo di ciascuno, per cui ha un’importanza relativa cosa si possa riconoscere in queU’”ombra morbida come seta”, o in quel sole che tramonta all’alba, in questo continuo gioco di luci e di ombre che si rincorrono attraverso le parole: se ci ha emozionato, è poesia.».