L’autunno è un nonno
Che si volta indietro
E vede la luce della sua giovinezza,
Guarda avanti e
vede le tenebre del mistero.
Landoni Matteo
MEDIA BONECCHI RHO
Classe 1a
Commento:
«La composizione, semplice ed incisiva, riesce felicemente a mettere in relazione l’autunno,come splendida stagione che unisce luci ed ombre, sole e pioggia, ed un nonno, che ricorda la sua giovinezza ma immagina anche la sua prossima fine e il mistero che si nasconde dietro la stessa. La forza e la ricchezza della poesia stanno proprio nella lineare nitidezza delle immagini, nella capacità evocativa delle poche parole utilizzate e nella ricchezza del sentimento che riesce ad accomunare mondo della natura e degli affetti.».
Luogo di sussurri,
Evitato, oscuro.
Lapidi, croci e pianti.
Dolore contenuto
Per anime disperse.
Uomini che se ne sono andati
Come quando le lacrime sono uscite:
Rigando il volto coperto.
Ricordi,
Ricordi di capelli fluenti
E di occhi celesti.
Ricordi…
… Solamente ricordi.
Rapallo Massimo
MEDIA BONECCHI RHO
Classe 2a
Commento:
«Ricordi silenziosi sono i protagonisti di questa poesia. Ricordi che restano silenziosi agli orecchi del mondo ma che sanno ancora piangere e sussurrare quando la ferita dell’assenza si riapre. Persone scomparse fanno il proprio ritorno, non più in carne ed ossa, ma come immagini e sfocati particolari che riemergono dal passato. Il luogo silenzioso, questo campo di lapidi e pianti, diventa sede di emozioni violente che infrangono la tranquillità, finché ci si riesce ad accorgere che sono “ricordi… solamente ricordi».
Sono solo una donna,
una donna che guarda lontano,
che sogna, che vive con gli occhi
di chi deve ancora crescere.
Non sono una donna
pei i lunghi capelli,
pei i miei occhi grandi e belli.
Non sono una donna
pei un dolce sorriso
per l’espressione del viso.
Non sono una donna perché uso il trucco,
mi guardo allo specchio e
poi lo ritocco.
Non sono una donna
per quello che vedi,
ma perché io sono così.
Sono solo una fragile donna
come la bambola di porcellana
che sta sul comò.
Sono solo una donna.
Sono solo una donna.
Nel profumo, in sapore, in odore,
sono una donna nel profondo
del cuore.
SERRAO ALICE
MEDIA BONECCHI RHO
Classe 2a
Commento:
«Curioso come la consapevolezza, l’orgoglio di essere una donna sia così forte già in una ragazza ancora giovane che, come viene scritto nella poesia, “deve ancora crescere”. Ed è curioso quell’avverbio, “solo”, quasi a sminuire questo sentimento, questa realtà, e a porre l’accento sulla fragilità delle donne. Oppure, come si intuisce nella conclusione, l’essere donna è un fatto talmente concreto, fisico – “nel profumo, in sapore, in odore” – da essere intrinseco in ogni donna, che lo vive dunque con naturalezza proprio perché indissolubile».
Andare,
Andare sempre
Andare lontano
Dalla mia terra
Da me stesso.
Andare oltre i monti,
Oltre il mare Andare
Oltre i cieli costellati
Andare senza posa
Incantato
Da un viaggio infinito.
PRANZO MANUEL
MEDIA BONECCHI RHO
Classe 2a
Commento:
«La poesia “Andare” è qualcosa di meraviglioso. Non si può non rimanere stupiti da questi pochi versi. Sono parole che vanno lette a spron battuto, a testa bassa e lancia in resta. Sembra che una furia tempestosa si sia impadronita del testo e non ti lascia respiro, non ti lascia una pausa per pensare. Andare, andare sempre, andare lontano, andare oltre i cieli stellati, senza posa, andare, andare in un viaggio infinito. Vi è un’eco tremenda del desiderio di conoscere, di fare, di superarsi; il desiderio di qualcosa di sempre nuovo e mai prima sperimentato. Questa poesia m’ha fatto ricordare le parole che Dante mette in bocca ad Ulisse nel canto XXVI dell’Infemo: “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza”. L’autore sembra un novello Ulisse, l’emblematico eroe mai pago, sempre trepido, sempre sul punto di varcate l’ignoto. Ed anche ad Ulisse si addicono i versi di questa poesia: andare, andare incantati, senza posa in un viaggio infinito».
L’eclissi della notte
Oscura la città e
Il girasole del cielo
Ridona splendore
Al mio cuore frantumato:
Tatuata di luce indelebile
Come fiore senza paura di brillare
Allargo le ali e
Sboccio alla vita:
Divento granello di sabbia
Completando il mosaico
Dell’infinito…
SALVATO VALENTINA
PAOLO FRISI (MI)
Classe 1a
Commento:
«Avevo sentito finora paragonare la luna da parte degli antichi poeti popolari a diverse cose: la patacca d’oro, l’aureo melone, l’argentea fetta, la gemma brillante della parrucca di Dio, ecc. Ma mai ad un girasole, ad un girasole a cui le stelle fanno corona. Immagine suggestiva! Lo splendore della luna mette in fuga i cupi pensieri di un cuore frantumato e all’autore ridona nuovamente la fragranza di un fiore che brilla nella luce. Ecco, il poeta ritrova nuovo slancio, allarga le braccia, le sue ali, alla vita, alla sua vita adolescenziale che sta sbocciando. Ora si sente partecipe dell’infinito creato.».
Una falce di luna
e una stella
distanti
nell’oscurità celeste
costrette a cercarsi
in un’immobilità lontana
nel desiderio
di un concavo caldo grembo
ove cullarsi
e sciogliersi dolcemente
Tolentino Samuel
Liceo Scientifico Majorana
Classe 2a
Commento:
«Siamo tutti stelle, siamo tutti luna, siamo tutti solitudini che si rincorrono e che fuggono. Tutti abbiamo sperimentato, almeno una volta, quel desiderio inappagato di avvicinarsi, magari soltanto di sfiorare qualcuno… Forse, però, è proprio l’incompiutezza del gesto che lo rende talmente struggente, e il “cullarsi” e lo “sciogliersi dolcemente” nel “concavo caldo grembo” della luna esprimono il sentimento catartico dell’immedesimazione con la natura.».
Poesia senza titolo
rumore della vita…
Il silenzio
è così pieno
da non poter parlare.
Brambilla Gloria
Istituto Classico Rebora
Classe 2a
Commento:
«Breve composizione di un poeta che sa guardare fuori di sé, ma soprattutto dentro di sé. Dentro di sé con un ripiegamento profondo, ma sereno. La vita è rumore, dice l’autore, cioè attività, frenesia che a volte disturba. Ma l’io sa ripiegarsi nel suo profondo, dove ritrova un silenzio così pieno di cose e valori da lasciare interdetti. È talmente pieno quel silenzio da spaventare e togliere la parola. In esso si muovono le cose del passato, le cose del presente, l’immagine del futuro nostro e degli altri. E il tutto lascia sbigottiti, la mente sembra non reggere e la parola langue indifesa».
Alberi in cerca
Di un appiglio
Gli abeti umani!
Bonanno Luciano
Liceo scientifico Majorana
Classe 2a
Commento:
«È una regola fondamentale del genere umano di vivere in comunione con gli altri. Ognuno di noi ha bisogno di un punto di appoggio per sentirsi più sicuro, e questo si trova nel dialogo, nell’amore e nel rispetto reciproco per migliorarsi. Uomini umani dunque! Con sentimenti di bontà, fraternità verso chi ha bisogno e soffre.».
Io,
ma chi sono?
Cosa penso di me stessa?
Forse sono un lupo di ghiaccio
perso in una metropoli,
oppure un mughetto ibernato,
o la lacrima di un uccello persa sull’asfalto.
Ma posso
anche essere il desiderio dell’azzurro
di poter osservare il mondo con occhi di fanciulla
o lo zaffiro e la terra che non si sono fusi insieme!
Chi lo sa?
Sono un sogno triste
e dolce
O…
Grassi Sara
Liceo scientifico Majorana
Classe 2a
Commento:
«Da sempre continueremo a farci la domanda: chi sono? Quanti dubbi, quante incertezze emergono, ognuno di noi vive una sua dimensione personale, la quale lascerà segni più o meno profondi nel nostro io, nella nostra personalità. La vita è un terreno vivo dove nascono fiori, lacrime e tante altre cose. Sono tutti fatti che ci aiutano a crescere, e per crescere bene, non bisogna farci sopraffare dalle inevitabili avversità ma lottare continuamente per trovare un giusto equilibrio per continuare a vivere».
Esplodono i sogni :
frammenti nel cielo
squarciano il buio.
Oceani d’ovatta
sotto luci da palcoscenico.
La perfezione abbraccia l’infinito
in una danza d’ombre.
Annega, organizza, ansima
tra onde vellutate
l’aurea vita pulsante.
Sì, muori e dove giaci?
Chi culla il tuo chimerico sonno?
Terribile per il cielo la tua astrazione:
sanguina d’oro e d’arancio
strappato nel suo più profondo
segreto d’autore.
Risorgi padrone dei desideri,
restituisci la terra esiliata dal sole.
Ed io di fronte a tutto questo
Non posso far altro
Che suonare emozioni.
Ateri Eleonora
ITIS CANNIZZARO
Classe 3a
Commento:
«Leggo e rileggo questa poesia e mi soffermo sulle immagini che il poeta ha profuso a piene mani. Vocaboli che riempiono il verso, che forzano l’immaginazione. Allora sfrondo, divido e scompongo i periodi e mi addentro. Vi trovo temi come la creazione dell’uomo e la contrapposizione dello stesso al suo creatore. C’è un pensiero cosmico che richiama il ” big bang”, quando si parla della ” terra esiliata dal sole”. C’è un richiamo alla difficoltà della vita a farsi largo, a staccarsi dal sogno, rifugio ovattato dove far riposare la mente dalle incessanti domande cui viene sottoposta.
C’è questo grande mistero cosmico che affascina e coinvolge l’animo più sensibile che non può sottrarsi al suo compito di “suonare” emozioni per sè e per il lettore, fruitore di poesia Sì, mi sono perso in tutto questo a torto o a ragione. ” Libero Tramonto” è dunque una poesia di stampo classico nel senso che è costruita con un “cappello”, un “corpo” e una “chiusura” che saldano la narrazione.
Il poeta si lascia però prendere un po’ la mano, quindi non sfronda, non lima, non toghe, anzi alle volte riempie il verso come Picasso faceva nei suoi quadri. Alla fine però ottiene il suo scopo: lanciare il suo messaggio: Lancia quindi un messaggio positivo dove la vita “aurea” merita di essere vissuta per godere ( se non altro) delle emozioni che ci offre l’universo nella sua infinita perfezione. Non è cosa da poco per un giovane ( o una giovine) che troverà sicuramente delle difficoltà, ma le saprà affrontare con senso critico positivo. Lo stesso che io trovo già chiaramente espresso in questa poesia».
Mi avevi creata
col tuo amore
e nel tuo grembo
mi avevi dato la vita.
Vivevo nella tua immagine
e credevo fosse la mia.
Un giorno non posasti più
lo sguardo su di me
ed io
mi dissolsi nel nulla
come neve che cade
in una pozza d’acqua
Palmisciani Deborah
ITIS CANNIZZARO
Classe 3a
Commento:
«Poesia di una tenerezza filiale così delicata e profonda da essere commovente. Mia madre mi ha creata, dice la poetessa, mi ha creata col suo amore e mi ha dato la vita, lo mi specchiavo in lei e pensavo che la mia e la sua immagine coincidessero. È stato un tempo felice della vita: l’identità della figlia nella madre. Ma un brutto giorno la madre venne a mancare col suo sostegno, con la sua parola, forse col suo amore premuroso e tenero. E la figlia… perse la sua identità e il suo spirito, un tempo così sereno, si dissolse nel nulla, come un fiocco di neve in una pozza d’acqua. Difficilmente, molto difficilmente, l’amore filiale ha trovato un canto così sublime».
Imperialisti dalle tasche gonfie,
con mani vogliose di dominio si spingono
sul versante opposto per occupare.
Non si può stare fermi a guardare ed ecco
arrivano i ribelli incappucciati.
Tra vendette e ritorsioni continua questa giostra d’illusioni,
da parte di manovratori che vorrebbero esportare il loro credo.
Mi escludo da qualunque credo religioso
Mi escludo dai predicatori di stragi e distruzioni,
dietro questo esercito camuffato
io mi sento imprigionato.
Atterro su un qualcosa denominato cielo,
libero da nubi che leggono preghiere.
Ci atterro cieco per non vedere
L’odio è stato svezzato da una madre che
Di politica capisce più di molto.
11 padre di quel figlio, ha solo il volto.
Uno da la mano, l’altro s’è già armato.
GERUSALEMME sangue e dolore
BELFAST sangue e dolore
NEW YORK sangue e dolore
MOSCA sangue e dolore
BAGHDAD dolore e sangue
Si piscian bombe che sanno di crociata
Ora la morte va in onda filmata.
Gazzara Gianluca
ISTITUTO PEUCHER
Classe 5a
Commento:
«È dolce abbandonarsi alla suggestione che queste immagini evocate producono, immergendosi nell’aria fredda e grigia di un novembre fatto di ricordi e di giochi di luce e ombra, respirando fumi di nostalgia e quasi crogiolandosi in essi.
È una magia malinconica che ci avvolge leggendo questi versi; quasi si perde l’equilibrio camminando tra presente e passato… quasi ci si ritrova sorpresi, a danzare quel “valzer di acqua e sabbia” così struggente.».
Invisibili fili di ragno
percorrono la stanza
della mente.
E ci inciampo
su tristi pensieri
che invadono
la luce del giorno.
Poi li rappezzo
e costruisco
la mia trappola
L’ARROCCA CRISTINA
ISTITUTO MATTEI
Classe 4a
Commento:
«Il pessimismo e l’amarezza di tristi pensieri pervadono la composizione, che solo parzialmente sembra essere illuminata dalla luce del giorno. Come riesce ad essere disperato il nostro giovane poeta quando, con semplici parole, identifica la propria mente invasa da tristi pensieri con gli invisibili fili di una tela di ragno che lo intrappola senza lasciargli scampo. Riusciranno la luce del giorno e le parole poetiche a spezzare la trappola della propria triste solitudine? È quanto auguriamo di cuore all’autore».