Nonno, io vorrei
che tu ed io,
come per magia
ci ritrovassimo in riva al mare
a contemplare il sole
che rosso tramonta
a trasmetterci parole sensibili
che mai ho avuto il coraggio di
dirti,
senza aver paura che tu possa
svanire in un piccolo soffio.
Confalonieri Sara
Scuola Manzoni
Classe 3a
Commento:
«Questa poesia è molto delicata. Un nipote vorrebbe sedersi col nonno in riva al mare, per contemplare il sole rosso che tramonta e per dirgli tutte quelle parole, che in passato non aveva mai avuto
il coraggio di dirgli. Queste parole dovrebbero essere “sensibili”, cioè vere, efficaci, profonde, piene di quell’affetto che si spande da ogni verso.E’ tanta la tenerezza di quel desiderio, che l’autore non ha più paura che il nonno possa svanire in un piccolo soffio, possa cioè uscire dal sogno del suo desiderio e perdersi nel nulla. Al poeta, se questo avvenisse, rimarrebbe solo il rimpianto di una persona desiderata e amata».
Anche
il pigolio
di un uccellino
mi incanta
in una fredda
mattina d’inverno
Fusco Roberto
Scuola Manzoni
Classe 1a
Commento:
«Com’è affascinante la semplicità di questo breve componimento! Solamente sei versi, ma sei versi che racchiudono l’innocenza e la sorpresa provate dal poeta nel contatto con la natura. Seppur fredda, la mattina riserva piacevoli scoperte: quando nessuno se lo aspetterebbe, un uccellino interrompe il silenzio del gelo per rischiarare di serenità tutto il giorno che sta nascendo.
La poesia vuole cogliere, infatti, al di là dell’evento particolare che descrive, la meraviglia che il poeta prova davanti a tutte le cose che la vita e la natura gli regalano ogni giorno. Mattina d’inverno è un inno alla vita, un invito a trarre piacere anche dalle minime cose che resistenza ci presenta».
Quando saluterai
le foglie di Ottobre
che cadono fragili
su quei prati bagnati di rugiada,
quando getterai i tuoi semi
sul terreno sassoso
e aspetterai avendo fiducia,
quando guarderai il mondo
come un miscuglio di colori
e consapevole avrai voglia
di vedere
ciò che hai davanti
sappi che scoprirai
un nuovo giorno in cui
la pioggia porterà il sole
e tu saprai amare
quello strano odore
di rose appassite.
Tiziana Gallo
S.M.S. “MANZONI – IV”
Classe 3a
Commento:
«Il (La) giovane autore (autrice) riesce nella sua composizione poetica ad esprimere con semplicità e chiarezza l’attesa di giorni nuovi e sconosciuti, la speranza di saper scoprire l’amore attraverso i profumi e la bellezza della natura. Le fragili foglie autunnali, la fiducia che comunque i semi gettati daranno frutti e che alla pioggia seguirà il sole, la bellezza dei colori che si mescolano davanti ai nostri occhi se vogliamo vederli lasciano trasparire un sereno ottimismo ed esprimono i sentimenti di amore verso la vita, di attesa e speranza con cui ancora molti dei nostri adolescenti riescono a guardare la realtà che li circonda».
Stavamo parlando e ridendo,
quando ad un tratto arrivò,
l’ambulanza e ti portò via.
Una settimana dopo,
non eri più nella tua stanza,
ma eri dove sei adesso,
nella terra brulla,
dove la mia voce,
non ti può arrivare
Silvia Borsieri
Scuola Bonecchi
Classe 3a
Commento:
«Morire nell’età dei giochi, dell’amore, delle speranze è crudele. In chi rimane resta un enorme vuoto incolmabile, che il tempo riempirà con i ricordi vissuti di chi abbiamo perso. Se la morte ci toglie il corpo di una persona cara, ci offre però un nuovo rapporto spirituale e invisibile, con il quale possiamo ritrovare e comunicare».
Piove, sui piccoli paesi solitari,
ricoperti da una fitta coltre
di rimpianti.
Piove, sugli alpeggi ormai deserti,
pieni di profumi di ricordi d’estate.
Piove, sui sentieri dei boschi
e sui grandi alberi
dalle folte chiome.
Tutto sembra malinconico,
ma sulle vigne matura ancora l’uva,
sotto il fitto tappeto di foglie
riescono ancora i fiori.
In questa stagione
tutto non è come sembra
Piove anche sulla mia testa piena
di pensieri e di nostalgia.
Ma come con il tempo la pioggia
farà sparire la tristezza,
in me riporterà la felicità,
di un altro autunno.
Verco Sofia
Liceo Majorana
Classe 1a
Commento:
«Sembra quasi un’opera pittorica quest’Autunno… Il poeta dipinge il paesaggio naturale con versi delicati ed immagini suggestive, mentre ricorda con voluta insistenza la pioggia che cade su tutto e tutti. “Piove” ripete, e piove anche sul poeta che contempla i paesi solitari, i boschi, le vigne… Piove sul poeta che pensa, che riflette, sulla sua mente offuscata dalla malinconia: la pioggia porterà con sé felicità?
L’autunno non è più soltanto la stagione che preannuncia lo spegnersi dei colori, l’avanzata dell’Inverno gelido: diventa un’occasione per pensare, fermarsi per un momento e trovare una maggiore consapevolezza di sé».
Coperta di stelle e duro cemento,
casa mia sono, per questa sera,
dove scompare il ferito sentimento
e trovi solo gente che più non spera.
Sono abbaglianti le luci di notte,
qualcuno piange, qualcuno grida,
sulla strada ci sono solo bottiglie rotte;
di gente come questa nessuno più si fida.
Poco fortunata è stata
la mia sorte,
tra disperazione e solitudine,
in un luogo dove c’è solo morte
De Franceschini Sara
Liceo Majorana
Classe 1a
Commento:
«L’abilità dell’autore sta nel saper esprimere e far vivere a chi legge la disperazione e la solitudine totale dell’emarginazione.
Nei versi non c’è un segno di speranza: né le stelle né le luci della notte né le persone; tutto è pianto e sfiducia; forse solo la propria casa può suggerire, fugacemente e per una sola sera, una parziale rimarginazione delle ferite.
La poesia riesce a farci comprendere quel dolore totale ed assoluto della disperazione e della solitudine totale che talvolta proprio i giovani riescono a provare sulla loro pelle».
Limpida brezza diurna
Vien sfiorando la pelle
E brividi scorrono
Giovando nell’anima
Oscillano nel cielo
Le bianche onde deserte
Come carezze dolci
Le fusa dell’oceano
Un soffio di sapori
Avvolge nel suo lembo
Ciò che può circondare
Respirando in eterno
Bergamaschi Fabio
ITIS Cannizzaro
Classe 2a
Commento:
«I sogni sono i più bei momenti del nostro vivere. E i sogni sono belli quando il nostro corpo si fonde nella poesia e nell’amore, è quan-do il sogno diventa luce e colore e ti porta alle più alte e dolci emozioni fino ai confini dell’infinito. Anche se resteranno solo sogni e non si avvereranno, è bello ogni giorno continuare a sognare.».
L’amore…
collisione infinita fra due anime.
La morte…
collisione di un’anima con l’infinito
Lamperti Elena
Liceo artistico Arese
Classe 2a
Commento:
«A volte basta un nulla, uno sguardo già visto, un profumo lontano, una parola… sì, quella parola, o espressione, capace di aprire spazi immensi, ricordi, intense vibrazioni. Questi quattro versi sono in grado di toccare proprio simili testi nascosti, ed è raro trovare nell’essenzialità delle parale una tale ricchezza di echi e suggestioni.
Si spande nell’aria sconvolta
un urlo
di angoscia straziante
e vibra
fin dentro alle ossa;
riecheggia
ancora
quell’urlo dipinto
quell’urlo di morte
e accusa.
Caviglioli Rossana
Liceo scientifico “Majorana”
Classe 5a
Commento:
«La poesia esprime, con sensibilità e chiarezza, sentimenti di angoscia e rifiuto della guerra: spesso i giovani , più e meglio degli adulti, sanno far vivere intensamente con le loro parole lo strazio e l’orrore per l’ingiusta violenza. Si ha davvero l’impressione che il giovane autore sia riuscito a rendere con le parole ciò che Guernica di Picasso ha reso con l’immagine.».
Sono lacrima di pianto,
livido di nullità,
sono quell’eco di grido
che si disperde,
sono briciola di pane
trasportata dal vento.
Sono luce di un faro spento
sorda nota di musica.
Sono striscia di nuvola bianca,
sono solamente rimasuglio di pianto.
L’Arrocca Cristina Bibiana
Istituto Mattei
Classe 3a
Commento:
«Risucchiati dall’abisso di inquie-tudine e di tristezza di questi versi, è difficile rimanerne estranei, non provare turbamento di fronte ad essi: eppure, come quella “lacrima di pianto” iniziale può trasformarsi in “rimasuglio di pianto” e, forse, in un futuro, inespresso sorriso, allo stesso modo “quell’eco di grido disperso” e la “ sorda nota di musica” troveranno un ascolto… e la “briciola di pane” potrà sfamare qualche passerotto… e tutto se ne andrà, piano piano, lasciando proprio la “scia di nuvola bianca” finale come lieve, indolore ricordo della tempesta vissuta».
Sbiadiscono piano
le note sullo spartito
consunto dagli anni.
La memoria cede,
sono fumo
gli esercizi di una vita.
Le mani rugose tremano
sullo scacchiere
di tasti ingialliti.
Stride il suono
ormai lontano
di un notturno confuso
da un bemolle sbagliato.
Daniela Contorno
Istituto Magistrale
Classe 5a
Commento:
«Ci sono certe melodie che sono diventate parte di noi in modo talmente inestricabile, che ci può accadere di canticchiarle a mezza voce mentre passeggiamo, di inseguirne le note suonate da un musicante di strada, di riconoscerle anche in un pub fumoso e affollato di parole, in un’anonima sera d’inverno… Ma questo il musicista dalle “mani rugose”, che pure un tempo hanno composto e accarezzato quella melodia, non lo sa. Così questi versi, pur nella loro struggente rievocazione, sembrano proprio guardare al padre di una musica, quasi consolandolo di una vecchiaia di fatica e di amarezza… quasi bisbigliandogli che, in fondo, la musica, come la poesia, è immortale..».
Un caminetto
Un solo legno,
Due sole sedie…
Una di esse, vuota!
A che serve la vita
Se non c’è chi c’era?
Senza nessuno a cui parlare
Resta solo pensare,
Resta solo soffrire.
Una bocca muta,
Un cuore che parla
A se stesso,
Nel silenzio assoluto!
Tassone Angela
Liceo Scientifico “Majorana”
Classe 4a
Commento:
«Questa poesia m’ha fatto ricordare una favola sulla vigilia di Natale, contenuta nell’antologia della mia prima media. Due vecchietti, al buio e al freddo davanti a un camino spento la sera della vigilia di Natale. Ad un tratto vedono accendersi due braci e felici alzano le mani per riscaldarsi. Ma erano solo gli occhi del gatto. Intanto un angelo scende per portarli con sè nella luce e nella speranza del paradiso. Anche la poesia “Un caminetto” sembra scritta la vigilia di Natale. Ma forse no. Davanti a un caminetto vi sono due sedie. Un solo legno arde nel camino e una sola sedia è occupata; l’altra è vuota. Cosa mi serve vivere, dice il poeta, se non c’è più chi c’era? La voce è muta, resta solo il pensiero e la sofferenza per la persona che c’era e non c’è più. Nel dolore la bocca tace e il silenzio è assoluto. “Caminetto” è una poesia che scende alle radici più profonde dello spirito e quel verso: “non c’è chi c’era”, è di una bellezza sublime, ma desolata.».