Silenzio,
una musica piacevole e dolce,
che esprime gioia e sofferenza.
Silenzio,
il sussurro di un mare
senz’acqua.
Silenzio,
lo stormire di un albero
spoglio.
Silenzio,
l’oblio di un pozzo
senza fine.
Silenzio,
un pensiero vuoto
che esprime l’immenso.
Silenzio,
ciò che non si può vedere
né sentire.
Verco Sofia
S.M.S. “MANZONI – IV”
Classe 2a
Commento:
«Il silenzio nel silenzio è tra le cose più grandi che riempiono la nostra anima.
Il silenzio: la quiete della campagna, dei boschi, del mare calmo, camminare a fianco della persona amata di sera al chiaro di luna con tante stelle in cielo.
Ed è nel silenzio che si dicono le cose più vere e più belle; nel silenzio si prega, si piange, si trova la pace in noi fino a sentire la musica trascendentale dell’infinito, del nulla, di TUTTO… ».
Quando inizi a guardare il mondo
con gli occhi limpidi di un bambino,
quando senti la brezza cantarti alle spalle
e quel leggero vento che
chiacchera con le foglie,
sei in Primavera.
Improvvisamente riscopri il giusto
lato della vita
e ti accorgi che il mondo è vivo.
Migliaia di uccelli sembrano
scoprire il cielo per la prima volta
e code di lucertole fungono da
piccole frecce luminose
per la via del tuo cammino.
Il sole brilla dopo una tempestosa pioggia
ed ecco che le montagne
sembrano mangiarselo
e in una fresca sera di Primavera
scompare così quell’infinito
giorno di
RISVEGLIO.
Brambilla Gloria
S.M.S. “MANZONI – IV”
Classe 1a
Commento:
«È una poesia fresca e limpida, come l’aria della primavera di cui parla; una poesia che esprime la spontaneità dell’entusiasmo nei confronti della vita, la gioia di saper vedere e vivere anche le piccole cose, “con gli occhi limpidi di un bambino”, perché, come ci ha insegnato anche il Piccolo Principe, “non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi” (da “Il Piccolo Principe”, di A. De Saint Exupèry)».
Un gioco a livelli,
una corsa ad ostacoli,
per una meta da raggiungere.
Ad ogni passaggio,
incontro un nemico,
un ostacolo da superare.
Un gioco difficile,
un enigma,
un labirinto
dove non so che strada
imboccare.
Mi manca l’ultimo livello,
l’adolescenza:
il più difficile.
Cerco di proseguire
ma ad un tratto mi blocco
e una voce mormora:
“Non è facile” …e si ripete.
Non l’ascolto
debbo avere pazienza…
si stancherà!
Proseguo, presto arriverò,
sono sicuro
alla voce che finalmente dirà:
“Bravo ce l’hai fatta.”
Monastero Dario
S.M.S. “MANZONI – IV”
Classe 2a
Commento:
«Sono gli anni che della fanciullezza si diviene adulti, sono anni di interessanti conflittualità, si inizia a conoscere nuovi comportamenti passando da quello familiare a quello degli amici e si inizia ad avere le prime sofferenze.
Sono queste sofferenze che ci aiutano a metterci sempre in discussione e in questi momenti, tra crisi di identità e confusioni, si va verso strade nuove per trovare un adeguato ruolo e una nostra più sicura personalità per il futuro».
Le voci si spengono
la luna sale alta nel cielo
come una divinità
che tutta la gente adora
le stelle s’accendono
come piccole lampade
i gatti salgono sui tetti dubbiosi
e il mare si addormenta
in un fruscio evanescente.
Savignano Claudia
S.M.S. “MANZONI – IV”
Classe 1a
Commento:
«Questa poesia è un bel quadretto descrittivo di un momento tanto caro ai poeti: la sera appunto.
Per gustare questi versi bisogna chiudere gli occhi e, nel sentirla, attivare la nostra fantasia. Così ci dobbiamo collocare in riva al mare con le stelle che si accendono e la luna che sale alta nel cielo. In questo lasso di tempo le voci del giorno si spengono e i nasi sono rivolti all’insù coi nostri occhi a rimirar la luna, mentre il fruscio del mare si perde. Solo i gatti dubbiosi, così li definisce il giovane poeta, ci fanno sorridere e ci ricordano di essere ancora ancorati a questa terra, la quale a ben vedere, è scomparsa per un attimo grazie al lavoro della nostra fantasia».
Riflessi iridescenti
sul mare
la luna disegna sulla pelle
arabeschi di fiaba,
incantesimi di isole lontane
finché l’alba ti sorprende,
pallida ancora,
assonata:
sbiadiscono i sogni della notte,
la sabbia restituisce
le impronte della realtà.
Rampoldi Elisa
Istituto “Magistrale”
Classe 1a
Commento:
«Questa poesia ha il pregio di immergerci subito in una atmosfera fiabesca,, disegnando con un periodo ben costruito un quadro delicato di una notte magica in cui l’incanto prende il sopravvento sulla realtà.
E in questo stato d’animo il lettore rimane fino al risveglio, ma più di un risveglio è un ritorno lento alla realtà della vita.
I “sogni” non possono essere sempre immagini oniriche, ma possono essere il frutto di un’estasi che stenta a lasciare il nostro poeta e lo stesso lettore.
La realtà si annuncia però ineluttabile, proponendo la caducità della vita e della sua stessa memoria con quelle impronte restituite dalla sabbia alle prime luci dell’alba.
È dunque una poesia impregnata di lirismo, ispirata e ben sostenuta da un vocabolario appropriato».
Vendo il mio cuore
Al mio offerente
Perché dentro non v’è più nulla.
Non rimangono che brandelli
Di sentimenti troppo sfruttati
E alcune cicatrici
Di una felicità vissuta.
Insieme di ferite astratte
Che esprimono tutti i miei rimorsi
E tutte queste associazioni strane
Di parole per dire,
Non so più in che modo, quanto
sia infelice.
Lento vedo passare
Un giorno, un messe, un anno,
Vivo ma non so di esistere
Subendo, chiusa in me stessa
La monotonia delle solite cose
Palmisciani Deborah
Istituto Canizzaro
Classe 1a
Commento:
«È una poesia che ben descrive uno stato d’animo. V’è però un pessimismo gettato a piene mani che si attenua lentamente grazie alle parole scritte che liberano il cuore della poetessa. La delusione che ci prende sovente o perché sfruttati nei nostri più generosi impulsi o perché ci si accorge che troppo breve è la felicità che accompagna la nostra esistenza, porta la poetessa ad un intima riflessione e tra rimorsi di aver fatto o di non aver fatto stempera comunque il suo pessimismo.
Così, col chiudersi in se stessa, fa scudo alle ferite dell’orgoglio e dell’anima scaricando sulla realtà del quotidiano la sua malinconia.
Dice di vegetare e di subire la “monotonia delle solite cose”, ma sa già che col cuore è già altre, perché, ben consapevole del proprio stato d’animo, lo vuole, vendere “al miglior offerente” come leggiamo nel primo verso di questa poesia».
Spesso la gente non ci crede nella vita.
Spesso neanch’io.
Spesso arriva la depressione.
Spesso anche da me.
Spesso il mondo piange.
Spesso piango anch’io.
Sfortunatamente non si può evitare,
fortunatamente si può ricominciare da capo.
Sfortunatamente le persone soffrono,
fortunatamente riescono a gioire.
Sfortunatamente l’amore finisce,
fortunatamente poi ne nasce un altro.
Sfortunatamente non mi amava più
fortunatamente mi ha lasciata.
Sfortunatamente non posso stare sola,
fortunatamente posso stare con te.
Sfortunatamente non credo in dio,
fortunatamente lo ringrazio ogni giorno.
Sfortunatamente mi ha tolto qualcosa,
fortunatamente ha saputo darmi altro.
Sfortunatamente ero infelice,
fortunatamente ora non più.
Sfortunatamente stavolta non ringrazio nessuno
Fortunatamente stavolta ringrazio me stessa.
Rondelli Alice
Istituto Magistrale
Classe 1a
Commento:
«Questa poesia tratta con sufficiente profondità e sottile ironia il tema dell’esistenza e le due facce che essa propone: la positività e la negatività. Tutto però nell’insieme è teso all’ottimismo, così ogni verso incuriosisce e porta il lettore a proseguire con attenta curiosità la lettura. Forse il coinvolgimento del lettore è anche dovuto al fatto che “fortunatamente” o “sfortunatamente” la vita ha visto lui stesso protagonista di una o più fasi citate nella poesia. Così coinvolto, il lettore gusta maggiormente l’elaborato. Il poeta mostra pure la capacità di non fare scelte manichee, anzi rifugiandosi in se stesso, mostra che al di là del dualismo esiste pure l’individualismo e, a ben vedere, è solo ricorrendo a noi stessi e alla nostra forza interiore che si riesce a superare le varie fasi che la vita propone. E l’essere noi stessi gli autori delle nostre decisioni soddisfa e ci rende sereni e ottimisti».
Ti affascina col suo mistero,
ti avvolge con la sua potenza,
controlla il tuo sentiero,
ti spia sbarrandoti la strada,
tra la sabbia sprofondi,
tra le sue mani ti getti,
sui tuoi tappeti sussurri,
sul suo mantello dorato
invochi la sua pietà.
Tra le dita scivolano i granelli,
negli occhi si confondono
i suoi colori, tra il silenzio
risuona la voce.
L’Arrocca Cristina Bibiana
Istituto Mattei
Classe 1a
Commento:
«È affascinante il deserto. Tanti lo descrivono, tanti lo lodano e tanti lo imprecano. E’ il senso dell’infinito o del finito, il rendersi conto di vivere dove intorno è quiete, il sentirsi azione dove tutto è immobile.
Il deserto è una potenza? O è la nostra paura a renderlo tale?
Il deserto… luogo di riflessioni e di feroci tentazioni, dove vivere è combattere ogni giorno, una lotta tra l’uomo e la natura, più che altrove avara.
In questa poesia il nostro poeta descrive i suoi sentimenti e i suoi stati d’animo nei confronti del deserto. Un quadretto descrittivo misto a sensazioni vissute o meditate che ci dona l’immagine di un deserto vivo, potente e nello stesso tempo sfuggente.».
Sorgono statue dalla terra,
regalando soffi divini:
emblema del tetro furto
di una gradita mortalità.
Crollano i muri di carne,
sacrificati per l’amara vittoria
sotto l’ombra di ideali
immersi nel buoi più tetro.
Svanisce ogni rabbia,
soppressa dal sangue
che, dalle ferite, sgorga.
Ancora, come quel giorno,
dilaniano ogni speranza
alcune grigie parole…
Annunciano la pace
dove si piange ancora morte…
Non possono essere così sorde
le Antiche Anime
che crearono il mondo!
Si desteranno dal sonno…
Un giorno.
Paolo Valentino
Liceo scientifico “Majorana”
Classe 4a
Commento:
«Quando gli ideali sono immersi nel buoi più tetro, vengono sacrificati muri di carne e la vittoria, se c’è, è amara. Ci troviamo di fronte al lato notturno dell’uomo in un teatro di morte, dove non c’è vita, gioia, speranza. Sì, viene annunciata la pace, ma intorno vi è ancora il pianto della morte.
Il testo sembra chiudersi con un barlume di speranza: le anime antiche un giorno si sveglieranno da loro sonno cupo e senza vita.
“Ideali nel buio” è una poesia tragica, piena di amarezza e di sconforto. Solo l’ultimo verso sembra anelare una luce».
Voci ormai perdute
In un tempo
che non c’è più.
Cancellate,
bruciate
dai fucili insanguinati:
eco di spari ormai lontani.
Sangue innocente
Di chi combatteva
Per un sogno
O più semplicemente
Per la vita
Contorno Daniela
Istituto Magistrale
Classe 3a
Commento:
«È il tema della guerra e della tragedia di tanti Caduti. Le loro voci sono ormai perse nel tempo che tutto ingloba e cancella. Si avvertono echi di spari lontani. Quanto sangue innocente viene versato nella mischia! I fucili sono insanguinati; essi bruciano e cancellano tante giovani vite. Lo scenario è apocalittico! Vi è chi va alla guerra inseguendo un ideale, un sogno, un’utopia: l’avvenire migliore, la difesa delle terra dei padri, la cacciata del nemico oppressore. Ma vi è chi va alla guerra semplicemente per difendere la propria vita e quella dei propri familiari. Nell’uno e nell’altro caso, la conseguenza è sempre la medesima: la perdita della vita di tante persone, sottratte per sempre al loro tempo, ai loro affetti, alla loro esistenza in questo mondo, che potrebbe essere tanto bello se vivesse in pace».
Danzava nell’ombra la spiaggia
Un valzer di acqua e sabbia
Tra echi di sole dispersi
Dal soffio gelato del tempo.
Cantava nell’ombra la brezza
Le note di antichi rimpianti
Fantasmi di frasi non dette
Granelli di sogni nel vento
Caviglioli Rossana
Liceo Scientifico “Majorana”
Classe 4a
Commento:
«È dolce abbandonarsi alla suggestione che queste immagini evocate producono, immergendosi nell’aria fredda e grigia di un novembre fatto di ricordi e di giochi di luce e ombra, respirando fumi di nostalgia e quasi crogiolandosi in essi.
È una magia malinconica che ci avvolge leggendo questi versi; quasi si perde l’equilibrio camminando tra presente e passato… quasi ci si ritrova sorpresi, a danzare quel “valzer di acqua e sabbia” così struggente.».
La vita è tutto o niente?
Il niente esiste solo in funzione
del tutto e viceversa.
Niente non può essere perché il
niente non è;
Quindi è tutto e il tutto esclude il
nulla, perché è tutto.
Magari non siamo mai vissuti,
abbiamo già speso la nostra vita
E ciò che sentiamo è solo il ricordo di essa.
Viviamo in uno stralcio in bianco e nero
Di ciò che è la vera realtà, così
lontana e così vicina,
Così reale e così sfuggevole, così
concreta e così astratta
che nell’afferrarla ti sfugge dalle
mani,
E come sabbia sospinta dal
vento, danza nell’aria
Scalzone Rocco
Liceo Scientifico “Majorana”
Classe 5a
Commento:
«Questa poesia m’ha ricordato la filosofia di Martin Heidegger e la sua metafisica del Nulla. A dire il vero, il testo non è pessimistico come il pensiero del filosofo, ma … ma lascia ugualmente perplessi e pensosi. Dice l’autore: “La vita è tutto o niente?” Se è niente, mentre la definisco così, diventa qualcosa, perché il niente non è, solo il tutto è. Vi è in questo pensiero un eco di filosofia aristotelico tomistica. Sembra di leggere che se l’essere è, il non essere non è e non può essere!
Bel garbuglio di pensieri. La realtà comunque è uno stralcio del tutto, in bianco e nero. La realtà è contraddittoria: è lontana e vicina, reale e fuggevole, concreta e astratta. È come sabbia sospinta dal vento, danza nell’aria intorno, ma non puoi afferrarla. Essa è sempre più in là, più in là del nostro esserci ora e qui. E così rimane l’amaro in bocca, perché il fine ultimo è inafferrabile e perciò rende tristi.
Questo è puro esistenzialismo, con la sua fenomenologia dell’esistenza».